F.A.Q.


Le domande e risposte più frequenti

Castità

Anna chiede:
Sento la chiamata a diventare suora ma sento che c’è un ostacolo: ho perso la mia verginità e so che è stata una cosa sbagliata. L’ho già confessato ed ora è tutto passato. Non ci penso più e cerco di andare avanti dando il meglio di me e mettendo il Signore al primo posto. Quando però penso di diventare suora…, loro sono così sante e pure…non mi sento degna a sufficienza. So che nessuna donna d’oggi è degna veramente di essere la sposa di Cristo, ma mi sento comunque meno degna delle altre. Cosa posso fare?

Cara Anna,



Se Dio ti sceglie per essere la sua sposa non è per i tuoi meriti ma è un invito gratuito che ti fa ed una grazia che ti dà. La vocazione è fondamentalmente una risposta di generosità verso un progetto che nasce dall’Amore di Dio. Non è soltanto una scelta personale legata alle nostre personali capacità ma è proprio Lui il primo interessato, e quindi da qui nasce la nostra speranza e la nostra serenità d’animo, affinché io possa rispondere dando il meglio di me per essere degno del suo dono, per vivere al suo livello.

Non voglio minimizzare questo aspetto ma uno sbaglio fatto una volta soltanto è qualcosa dalla quale, con il suo perdono, ci possiamo recuperare e, quindi, ricostruire la nostra vita con il suo aiuto. Magari dovremmo renderci conto di più della nostra piccolezza e delle nostre debolezze, essere un po’ più umili e credere veramente nella sua bontà. 



Il fatto che tu ti senta indegna, inadeguata, circa il dono della vocazione non è del tutto giusto. Può anche darsi che le altre persone siano più brave di te ma, in ogni caso, il Signore chiama chi vuole e quando vuole, è un dono gratuito perché ti ama e ti vuole bene. Il Signore non ha paura di come siamo, delle nostre mancanze e delle nostre miserie, ha “paura” soltanto delle nostre indifferenze.  Ripeto molto spesso: “ogni santo ha un passato e ogni peccatore ha un futuro”. Tutto questo dovrebbe aiutarti a voler corrispondere totalmente e intensamente a Lui con tanto amore e tanta speranza. Nonostante quello che sei e che sei stata, Lui ti continua a chiamare. Che grande dono!



Forza allora, continua il tuo cammino e verifica la tua chiamata. Cerca una buona comunità e lascia carta bianca al Signore.

Fabio chiede:
Io non comprendo perché la vocazione al sacerdozio debba essere direttamente collegata alla scelta del celibato. La prego di chiarirmi il motivo per cui l’amore per una donna debba essere considerato come qualcosa di così abominevole tanto da non poter essere conciliato con il ministero sacerdotale. Non è forse l’amore tra un uomo ed una donna la cosa più bella che c’è, la più benedetta da Dio? Cioe’, perché la castità è così importante per la vita religiosa?

Caro Fabio,
Sarebbe importante evidenziare la differenza che esiste fra lavoro e vocazione, perché implicano, nella loro essenza, qualcosa di diverso. Il termine vocazione viene dal latino “vocare”: Un sacerdote quindi è un “chiamato” scelto del Signore, che ha le qualità per poter compiere questa volontà di Dio nella sua vita, questa missione rispetto ad una professione è molto più totalizzante, esclusiva. Non è migliore, soltanto più profonda: per questa ragione comporta una dedizione totale della propria vita.

Comunemente si pensa che la castitá significhi solamente astensione. Certamente esige anche questo aspetto, ma è soltanto un presupposto per potersi amare a vicenda con il cuore di Dio, ovvero con fedelta’ e con perseveranza. La castità seguita da un giovane che frequenta una ragazza, e la castità matrimoniale di una coppia di sposi sono segni oggi di come il messaggio di Cristo sia differente dal messaggio del mondo.
Siamo chiamati tutti a vivere castamente, e quello che rende particolare la vita religiosa è la forma di castità: il tipo di castità alla quale sono chiamate le persone consacrate è il celibato.

Un sacerdote non rinuncia ad amare. Risponde all’amore amando tutti allo stesso modo. Il sacerdote è chiamato da Cristo ad “essere” come Lui, il quale fu durante la sua intera vita celibe. Sì, è una rinuncia ad un amore “particolare”, ma per poter amare tutti con la totalità e con il Cuore di Gesu. Questo amore non è contrario all’amore umano, naturale, che e un dono meraviglioso, ma è soprannaturale. Il sacerdote, in “persona Christi” ha ricevuto il potere particolare da Nostro Signore di sorvegliare, nutrire, dirigere e guidare la Sua Chiesa. I sacerdoti seguono questo esempio dell’amore perfetto di Cristo, che diede se stesso totalmente ed esclusivamente al servizio di Dio Padre e per la nostra redenzione.

Che Dio ti benedica.

Andy chiede:



Cerco di non pensare al sacerdozio. Non soltanto perché il celibato sembra quasi impossibile, ma anche perchè sembra così incredibilmente solitario. Tu ti senti solo? 



Caro Andy, 


Dentro di me non sono solo perche Cristo è sempre con me. Attraverso la Preghiera e nell’Eucarestia alimento questo rapporto di comunione con il Signore e con il prossimo. Fisicamente non sono solo perché ho molti “fratelli” con i quali lavoro e i quali vivono la stessa vita che vivo, si dedicano alle stesse cose, hanno gli stessi ideali, sono desiderosi di aiutarmi proprio come io sono desideroso di aiutare loro, e con i quali posso anche rilassarmi. Nemmeno nelle battaglie spirituali che sono parte della vita mi trovo isolato, avendo un direttore spirituale del quale mi fido e su cui posso sempre contare.



Mi sembra di capire che tu cerchi di non pensare al sacerdozio per il fatto che il celibato possa apparire estremamente difficile. Talvolta le nostre paure sono basate su quello che noi riteniamo la vita debba essere. L’unico modo per scacciarle è di guardare alla vita più da vicino. Se non è ciò a cui sei chiamato, non dovrai preoccuparti di nulla. Se è quello che Dio vuole che tu faccia, quello che sembra impossibile diventerà possibile con la grazia di Dio, l’aiuto di altri e il tuo sforzo per ottenere quello che Dio vuole. 
Nota che ho detto “possibile” non “facile”. La vita da “Cristiano” sia come religioso che come laico non è mai “facile”, ma porta in se’ una gioia profonda.



Che Dio ti Benedica.

Alex chiede:
Penso chi il Signore mi stia chiamando. Tuttavia, ultimamente ci sono state delle distrazioni: Ci sono un paio di ragazze che sono invaghite di me. Ho un appuntamento per andare fuori a cena con una di loro la prossima settimana. Sono attratto dalle ragazze in generale, ma sento che potrebbero essere delle  distrazioni, mi confondono. Mi chiedo: è gradita al Signore l’amicizia con queste regazze, anche se io penso che Lui mi stia chiamando ad essere celibe? 

Se un uomo diventa sacerdote e si accorge di provare amore/una forte attrazione per l’altro sesso?

Caro Alex,  

Riguardo all’attrazione che senti, non c’è nulla di straordinario o terribilmente inusuale in ciò. Tieni a mente che, questa tendenza, non scomparirà mai anche se hai una vocazione (la gente spesso si sbaglia pensando che scompare con la vocazione).

In primo luogo è importante imparare a conoscere sé stessi. Ad esempio, se sei quel tipo di persona che s’impegna facilmente con gli altri, che assume personalmente interesse negli altri, prova emozioni per gli altri, sai bene che riuscirà difficile mantenere una certa indipendenza in un’amicizia.
Due, dovresti essere pratico. Certe cose, come l’amicizia e l’attaccamento tra i sessi, succedono spontaneamente, di conseguenza possono ostacolare il riconoscimento della chiamata di Dio.
Tre, per la sensazione che tu provi, che Dio possa chiederti il celibato sembra essere abbastanza forte. E’ una idea da seguire. Se esci con una ragazza, ti suggerisco di trovare anche il tempo di stare solo con Cristo: entra in una chiesa e parla un momento con Lui. Vai ad un buon ritiro spirituale che ti possa sfidare.
Quattro, l’importanza del punto tre è: se ti senti interessato ad una ragazza in particolare più che alle altre, ti troverai a rifiutare inviti per poter stare di più con lei. Se Cristo ti chiama al celibato, ti troverai a dover rifiutare altri inviti, perchè il tuo cuore è con Lui. Questo è il centro del celibato.

Se un uomo diventa sacerdote e si rende conto di sentire un attaccamento più profondo per l’altro sesso Probabilmente tu intendi dire “attrazione” piuttosto che amore. “Attrazione” può essere emozionale, intellettuale, fisica o istintiva. L’amore è un sentimento personale: tu puoi amare una persona. Un uomo che è un sacerdote si prende cura dei suoi contatti con l’altro sesso in modo tale da non avere relazioni che possono svilupparsi in amore umano, rendendosi conto che è essendo un uomo anche lui, andandosi a cercare tali situazioni, le trova e possono essere troppo potenti per resistere.
Quindi un sacerdote che ha preso un solenne voto di castità è molto attento nei suoi pensieri, parole, quello che guarda e legge, nel modo in cui opera con il prossimo.

Che Dio ti benedica.

Vittorio chiede:

Durante l’anno passato ho seguito un corso di discernimento: sono rimasto desideroso di voler rispondere alla chiamata. Ma ho un problema, mi sembra di non riuscire a vincere la mia tendenza a peccare contro la castità, ed ho la tendenza ad essere attratto ed ad avere relazioni con il sesso opposto.

Penso che, se dovessi continuare con la mia aspirazione, e se dovessi entrare in seminario per diventare sacerdote, potrei non riuscire a trattenermi dal fare atti non propri per un seminarista sulla strada per diventare un sacerdote. Amo la Chiesa ed i suoi sacerdoti e non voglio rovinare il loro nome. Al momento sono attratto da una ragazza e, fino ad ora, sono riuscito a trattenermi dal corteggiarla. Frequento l’università. Pensi che debba pregare e ripensare nuovamente e più profondamente alla mia volontà di diventare un sacerdote?

Caro Vittorio,

Tu hai la volontà di rispondere alla chiamata di Dio e, se questa chiamata è verso il sacerdozio, sai che tipo di condotta deve essere da te mantenuta sulla via della vocazione. Trattenendoti nella situazione in cui ti trovi attualmente, tu dimostri di amare la Chiesa e di non tradire le sue aspettative.
La tua preoccupazione proviene da due fattori, la tua attrazione ad avere una relazione con una ragazza, ed il problema di non riuscire ad eliminare certi peccati. Per quanto riguarda questi, devi cercare l’aiuto di un prudente confessore e consigliere spirituale. Spiegagli le tue difficoltà e lui dovrebbe riuscire a dirti se queste cose indicano lotte interne che possono essere superate. 

Se ti darai con tutto il tuo cuore alla tua vocazione, con la preghiera ed il graduale controllo della tua immaginazione, dei tuoi sensi e delle sensazioni (che svilupperai con l’aiuto della grazia, il tuo sforzo e la guida di un direttore spirituale), questa tendenza non sarà l’unica influenza sulla tua vita e sulle tue decisioni.
Crescendo nella vita di grazia, supererai le tue abitudini e maturerai come uomo, in forza di carattere.
La castità e il celibato, se inizialmente possono richiedere sacrificio, cresceranno poi come libero sacrificio divenendo una grande sorgente, a conferma della nostra chiamata.
Se la tua chiamata è al sacerdozio, puoi stare certo che la grazia ti darà tutto l’aiuto di cui avrai bisogno per mettere questa e altre tue possibili tendenze nel loro proprio posto. 

Che Dio ti benedica.

Direzione spirituale

Giorgio chiede:

Da qualche tempo sto riflettendo circa il mio futuro e la mia vita, mi sembra di riconoscere alcuni segni, non so se si può dire così, che il Signore mi sta mandando ma allo stesso tempo ho dei forti dubbi circa la mia possibile vocazione. Ho sentito parlare della “direzione spirituale”: potrebbe darmi qualche chiarimento?

Carissimo Giorgio, 

Mi sembra tu stia toccando un argomento molto importante per quanto riguarda il discernimento vocazionale, o più semplicemente per capire ciò che il Signore vuole per te. Come vedi il Signore agisce a suo modo nella nostra vita e ci manda dei “segnali” che non sempre riusciamo a “decifrare” da soli. Mi viene in mente un passo nella Sacra Scrittura, quando Samuele svegliato di notte da qualcuno che lo chiamava ando’ da Eli chiedendo che cosa dovesse fare, il suo “direttore spirituale” ad un certo punto si accorse che era il Signore a chiamarlo e quindi gli disse come comportarsi in quel caso (cfr. 1Sam, 3, 1-10).

 

È giusto allora cominciare a parlare di direzione spirituale, senza dimenticare che lo Spirito Santo, da parte Sua, entra in pieno nella direzione e illumina questo incontro. Quest’ultima deve avere in se’ alcune caratteristiche molto importanti: deve essere costante, profonda, sincera, accompagnata dalla preghiera, che porti a dei propositi che si compiano. Nel “percorso vocazionale” di un giovane, ragazzo o ragazza che sia, un stimolo importante è dato proprio da un buon direttore spirituale che, oltre ovviamente alla Grazia e a una profonda vita cristiana, aiuta a capire meglio, a confermare o a indirizzare, ciò che il Signore sta dicendo. 

Maurizio chiede:

Lei ha spesso parlato della necessità di avere un direttore spirituale che ci può aiutare a discernere la nostra vocazione. Mi può parlare di questa necessità?

Quali dovrebbero essere inoltre  le qualità di un buon direttore spirituale oppure come scegliamo un direttore spirituale?

 

 

Caro Maurizio,

La ragione per cui abbiamo un direttore spirituale è perché ci confondiamo così facilmente quando proviamo ad “auto-esaminarci” spiritualmente. Non siamo dei bravi giudici quando si tratta di noi stessi. Quindi, il nostro direttore spirituale è la persona messa dal Signore, che, vedendo gli avvenimenti da un altro punto di vista può aiutarci a comprendere più chiaramente chi siamo ed a riconoscere la Sua voce, trovando cosi la via verso di Lui. Sarà infatti in grado di aiutarti a vedere se i tuoi pensieri riguardo la tua vocazione vengono da Dio o no, e che cosa devi fare in ciascuno dei casi.

 

Un buon direttore spirituale (*) deve essere una persona prudente, con una grande visione soprannaturale, con una vita di preghiera e “allenato” al linguaggio del Signore. Il direttore spirituale non è un “amicone” con il quale confidarsi, non è un incontro di amicizia soltanto ma è una, appunto, direzione. Non è un incontro psicologico o un “calmante” o un “anti-depressivo”: egli ascolta, riflette alla luce di Cristo, stimola, aiuta il giovane in quel cammino di maturazione al quale è chiamato. A volte mi viene l’immagine di un buon “allenatore”, non è lui che deve fare la partita, la fa il giocatore, ma dal “di fuori” si rende conto come questi è messo in campo… e quindi da i consigli opportuni. Non deve essere di parte, non deve essere lui a “dettare” l’andatura ma, deve, “riconoscere” come si manifesta la volontà del Signore per questo o per quella persona. Con tempi, spazi e respiri opportuni. Deve saper proporre esperienze e deve dare dei tempi affinché queste esperienze maturino nel cuore e nella vita. Occhio perché non deve essere la persona che mi dice… ciò che io vorrei sentire.
Il primo interessato affinché il cammino sia il migliore possibile è proprio il Signore e, quindi, sarà Lui a far si che per chi ne abbia bisogno ci sia la persona giusta al momento giusto. E di solito non sbaglia mai.

 

(*) Non è necessario che il direttore spirituale sia un sacerdote, per quanto molto spesso lo sia.

Stefano chiede:

Ho 23 anni e da diversi mesi penso molto spesso alla possibilità di lasciare tutto per seguire il Signore. Sono convinto che la felicità che mi possa dare nel servire ed amare senza aspettarmi nulla in cambio valga di più di qualsiasi soddisfazione personale e che la famiglia, pur essendo una fonte d’amore ineguagliabile (quando c’è posto per Gesù), non mi potrebbe dare in quanto non mi permetterebbe di donarmi completamente al Signore. Anche se sento queste cose in maniera abbastanza forte non riesco a staccarmi dalla mia vita per iniziare un cammino serio. Mi vengono in mente tanti dubbi circa la mia vocazione e penso anche al fatto che questo tipo di cammino è di responsabilità doppia rispetto ad un laico.

 

Io frequento il convento dei … della mia città che mi hanno offerto di passare qualche giorno da loro per vivere dall’interno la vita da religioso… ma ancora non sono stato capace di accogliere questo invito. Ultimamente poi ho avuto alcune offerte di lavoro che hanno avuto l’effetto di provocarmi angoscia al pensiero di passare le giornate nell’occuparmi di qualcosa di “vuoto” senza potermi dedicare al Signore in opere e preghiera.

 

Non ho un sacerdote che mi segua e non saprei bene chi scegliere. Come posso fare per superare i miei blocchi e le mie chiusure? E come posso capire da che parte iniziare il mio cammino? La ringrazio tanto per l’aiuto. 

 

 

Carissimo Stefano,

Spesso quando pensiamo ad una possibile chiamata sentiamo nel nostro cuore un doppio sentimento: quello della grandezza di un dono così bello e quello della nostra miseria nel poter vivere pienamente questa possibile vocazione. Il Signore ci “spalanca” gli orizzonti e riconosciamo che soltanto Lui può riempire il nostro desiderio di felicità… allo stesso tempo le “cose” del mondo e che ci sono accanto ci attirano e ci fanno fare confusione.
Dici di non avere trovato ancora un padre spirituale e penso tu possa proprio partire da qui. Alle volte da soli facciamo fatica a capire e a prendere decisioni, abbiamo bisogno di confrontarci con gli altri, abbiamo bisogno di sentire un giudizio spassionato di chi ci vede da “fuori”. La preghiera, il padre spirituale, i giorni che ti hanno proposto per fare una esperienza concreta… sono tutte tessere importanti per poter costruire quel mosaico che ti farà scoprire il volto di Cristo. Forza!

 

I dubbi, le incertezze, ecc… si vincono con atti concreti e con esperienze concrete, sui pensieri vani e sulle ipotesi non si riesce a costruire granché. Queste incertezze sono delle vere e proprio tentazioni ed il maligno “semina” nel nostro cuore questi pensieri proprio per farci perdere un bel po’ di tempo. Non perdere le occasioni che ti si presentano, accogli l’invito a vedere da vicino una vita religiosa ed una vita comunitaria, avrai dei dati molto oggettivi per poter formulare un giudizio prezioso e vero per la tua vita. Per ultimo, se penserai ad una vocazione specifica, sarebbe meglio che il tuo direttore spirituale avesse conoscenza diretta del particolare gruppo dal quale sei attratto. Infatti, se possibile, sarebbe raccomandabile che il tuo direttore spirituale fosse un membro di quell’ordine religioso o gruppo, almeno durante il tempo del tuo discernimento.

Discernimento

Fernando chiede:

Ho saputo che ci sono mille modi diversi per servire il prossimo senza diventare sacerdoti, quindi, puoi indicarmi la ragione per la quale dovrei diventare sacerdote?

Inoltre, le regole della Chiesa sembrano complicate, al punto da scoraggiare i giovani ad intraprendere la strada della vocazione.

Caro Fernando, 

E vero che ci sono molti modi per servire il prossimo senza diventare sacerdoti. Ed esistono molti modi per diventare santi senza essere sacerdoti: quello che ritengo importante è di aprire la tua anima all’azione della grazia di Dio ed imparare ad offrire te stesso con tanto amore e tanta generosità a Cristo perché ti possa usare come vuole per servire il prossimo. Ti posso incoraggiare a guardarti intorno per vedere se ci sono segni che indicano che Lui ti stia chiamando a seguirlo: se quei segni ci sono dovrà essere il tuo amore per Lui che ti guida a seguire la chiamata.

Le leggi della Chiesa che regolano i Sacramenti, la vita religiosa e la vocazione possono sembrare complicate la prima volta che le incontri, ma sono realmente basate su chiari principi ed una grande comprensione dell’amore per la persona umana. La ragione d’essere dei canoni non è quella di trasformarci in “schiavi” della legge, ma di guidarci ed aiutarci a trovare più facilmente quello che Dio vuole da noi in una particolare situazione.
Per esempio: un giovane universitario desidera diventare subito sacerdote, perché è preoccupato per i suoi amici e pensa di poterli aiutare potendo celebrare la S. Messa, predicare la “buona novella” ed ascoltare le loro confessioni. Può darsi che non capisca il perché non può semplicemente andare dal vescovo ed essere ordinato il giorno dopo se lo sente così profondamente. Ma la Chiesa ha più esperienza e le leggi che a lui possono sembrare solo ostacoli a quello che lui sente in cuor suo esistono per il suo bene, in modo che non sbagli a causa della sua emotività, assumendosi una responsabilità che tra un po’ non potrà riuscire a mantenere.

Andrea chiede:

Ho 31 anni compiuti ed è già da diversi anni che sento la chiamata alla vita dedicata a Cristo ma non riesco a capire se è veramente quello che vuole Dio o quello che voglio io.

 

 

Caro Andrea,

All’inizio del Vangelo di San Giovanni c’è un passaggio molto bello. È quello della sequela di due discepoli di San Giovanni Battista che seguono Gesù e gli domandano dove abita. A questa domanda il Signore risponde con un semplice “venite e vedete”.
Spesso vogliamo prima vedere e poi venire, cerchiamo insomma di razionalizzare, calcolare, essere sicuri… tutte cose giuste e doverose, ma fino ad un certo punto. Il Signore comunque dice di andare per vedere e quindi ciò che senti nel cuore vale la pena metterlo alla prova: cerca di imbastire con un direttore spirituale serio un cammino di discernimento.

Vedi, normalmente, tendiamo a trattare una vocazione dal punto di vista dei nostri sentimenti e questo ci fa pensare che, se “sentiamo” di averne una, significa che l’abbiamo, e se “sentiamo” di non averla vuol dire che non l’abbiamo. Quindi la tua domanda è molto profonda. Non tutto è in funzione delle nostre sensazioni. Se c’è veramente una chiamata le nostre sensazioni positive devono essere comprovate, così come anche le nostre sensazioni negative (contro una vocazione, o che ci spingano ad abbandonarne una) devono essere verificate per determinare che non ci sia una vocazione. Insieme alla domanda che mi hai fatto, chiediti anche: “ho voglia di rispondere SÌ, se Lui mi stesse chiamando?” A volte questo è il problema principale per quanto riguarda la vocazione. Con l’aiuto di un buon direttore troverai allora degli elementi oggettivi sui quali poter discernere un cammino che non poggia su sensazioni personali o riflessioni teoriche ma sulla Volontà del Signore.

Maria chiede:

Ho 21 anni e sono una studentessa universitaria. C’è sempre stato Dio nel mio cuore, fin da piccola. Ora il mio amore per lui sta maturando, lo sento! Sta diventando più forte!! E’ come se stesse occupando tutto il mio cuore! C’è solo Lui! Ogni altra cosa che penso o che faccio acquista un valore subordinato rispetto a Lui. Sto frequentando il corso di laurea in Lettere per diventare un insegnante. Non so se è questo che il Signore vuole.. L’unica cosa che sento è che NON faccio abbastanza per il Signore, vorrei fare di più!!! Voglio chiedere al parroco della mia parrocchia se posso aiutare in qualche modo durante le ore di catechismo oppure in altro…Ho bisogno di fare chiarezza. Dio mi è vicino lo so, Egli è tanto buono e paziente! Che cosa devo fare? Non so se il Signore mi sta chiedendo di dedicarmi a Lui completamente!

Carissima Maria, 

Mi sembra di capire che a poco a poco il Signore si sta facendo sempre più presente nella tua vita e questo è un vero e proprio dono. A volte ci rendiamo conto che ciò che stiamo facendo per Lui è davvero poco e quindi nasce il desiderio di fare di più. La storia vocazionale può cominciare in moltissimi modi: una esperienza spirituale particolarmente forte come può essere un pellegrinaggio o un ritiro; un incontro con una persona bisognosa e quindi il desiderio di dare una mano…  Asseconda questa ispirazione e non avere paura di fare qualche passo in più verso una generosità più matura e concreta come quella di voler dare un po’ più del tuo tempo per alcuni compiti come può essere appunto il catechismo. 

Si devono prendere in considerazione anche altri elementi che definiscono una chiamata. Nella chiamata che il Signore fa a ciascuno di noi ci sono due, se le possiamo chiamare così, “coordinate” da prendere in considerazione: quella verticale si tocca il nostro rapporto con il Signore: lo “stare con Lui”, pormi alla Sua presenza, il voler “consolare” il Cuore di Cristo,  la mia sensibilità spirituale, la mia preghiera..sono segni evidenti di “intimità” con Gesù. L’altra, piu’ orizzontale, tocca i fratelli, i loro bisogni, la mia sensibilità di voler dare una mano, aiutare, farmi presente,  E quindi anche l’annuncio della “verità, della via e della vita”. Le qualità personali e la generosità nella risposta, si traducono quindi in un grande desiderio di mettere il Signore al primo posto e voler offrire a Lui la propria vita e, allo stesso tempo, il desiderio forte di aiutare chi accanto a me è nel bisogno, soffre o è solo.

Il tutto  si intreccia nel vissuto di ciascuno e portano con se’, normalmente, il segno della gioia e della pace interiore. Magari anche con qualche combattimento perché dare “tutto” al Signore, soprattutto all’inizio del cammino, costa un po’ di fatica. Cerca allora nel tuo cammino e nel tuo cuore che posto hanno queste due luci di amore. Scoprendolo saprai anche se a questo punto il Signore ti chiama veramente o meno a seguirlo.

Intensifica la preghiera per poter instaurare un dialogo sempre più forte con il Signore e apri il tuo cuore all’ascolto. A volte quando il Signore ci vuole dire qualche cosa di grande ci comincia, per così dire, a preparare a poco a poco e ciò che mi hai scritto è uno dei modi in cui lo fa. Desiderio di dare e fare di più, di intensificare la preghiera e di farlo conoscere agli altri sono tutti cammini molto belli con i quali Lui ci aiuta a dilatare il nostro cuore per poterci far conoscere meglio la missione per la quale ci ha creati. Non avere p aura di fare questo cammino. 

Anna chiede:

Buongiorno, vorrei capire meglio se davvero il Signore mi chiama ad essere suora o meno. 3 anni fa sentii forte la Sua chiamata inoltre molti miei amici mi chiedevano se volessi diventare suora, io allora non ci badai, ma ora sento un gran desiderio di consacrarmi al Signore di amarlo e spendere tutta la mia vita al suo servizio. Le domando, la mia è una vocazione sincera o sono solamente spinta dall’entusiasmo?

Cara Anna,

La tua è una buona domanda e ci porta a riflettere a qualcosa di fondamentale che, a volte, possiamo facilmente tralasciare quando consideriamo una chiamata. Nel suo, per così dire, DNA la vocazione ha delle caratteristiche che possiamo definire in: la chiamata, in cui Dio prende l’iniziativa e che può essere fatta in moltissimi modi (quindi vedere se effettivamente c’è), la quale porta con sè la propria motivazione soprannaturale); le qualità, doni che Lui mi da ma che io devo far maturare ovvero qualità umane (salute fisica, appropriate maturità psicologica e auto controllo, la necessaria intelligenza), qualità spirituali (per esempio, la necessaria appropriata stabilità nella vita di grazia); ed infine la risposta, che dipende dalla tua generosità.

Circa i segni più generali, le qualitá, ti posso dire brevemente che:

  • Salute fisica significa la normale salute per un giovane, senza problemi fisici che possano impedirgli di eseguire i normali compiti e le responsabilità facenti parte della particolare vocazione considerata.
  • Salute psicologica ha lo stesso significato, ma applicato alla psicologia: libertà da malattie mentali, inclinazioni, psicosi o nevrosi, ossessioni, ecc… Capacità di superare lo “stress” incluso nella “gestione” normale della propria vocazione.
  • Maturità specifica dell’età e connessa ad un certo grado con la salute psicologica: avere la capacità di discernere, una coscienza ben formata e capace di discernere correttamente prima di agire o prendere una decisione. Una buona volontà non deformata o inclinata alla pigrizia in modo esagerato. Indipendenza dalla pressione portata dai coetanei, stabilità emotiva, ecc… Naturalmente ci si può aspettare di più da un giovane di 24-26 anni che da un ragazzo di 16-18 anni. Per questo si usa dire “questo o questa giovane” è ad un livello proprio per la sua età.
  • Abilità intellettiva, poiché la maggior parte delle vocazioni richiede studi universitari, bisogna avere la necessaria capacità. Questo non succede per tutte le vocazioni, bisogna, quindi, chiedere al gruppo a cui si è interessati se c’è bisogno di avere la maturità oppure, da fratello o sorella, non ce ne bisogno…
  • Salute spirituale, normalmente è necessario aver raggiunto una certa stabilità nella propria vita spirituale, anche se ci possono essere ancora delle lotte interiori dovute ad una maturità spirituale da formare. Questo significa che non ti sei convertito o convertita da poco o da pochissimo, che non sei portato o portata a strane devozioni, che dai a Dio il giusto posto nella tua vita, che hai una fede attiva nella Chiesa così com’è stata fondata da Cristo, nei suoi dogmi e nelle sue verità, etc.
  • Motivi spirituali, questo significa che guardando alla propria vocazione si è motivati da qualcosa di più che non la convenienza umana o l’ambizione personale ma un desiderio di salvare anime, di usare la propria vita nel modo che più piace a Dio, di portare agli altri la misericordia di Dio, essere più preoccupati per quello che si è chiamati ad essere che non a quello che si è chiamati a fare.  

Analizza ognuno di questi filoni per vedere che cosa trovi nel tuo cuore e nelle circostanze della tua vita. Cerca un buon direttore spirituale affinché dal di fuori possa verificare l’autenticità di questi elementi e con il quale tu possa, confrontandoti, realizzare un cammino vocazionale. Vedrai che a poco a poco molti pezzi del mosaico troveranno una giusta collocazione. 

Marco chiede:

Attualmente ho 26 anni, sono un single e sono un professionista nel mio campo ma, da ormai lungo periodo, non sono per nulla soddisfatto del mio lavoro e sono convinto di essere sulla strada sbagliata, sono sicuro di perdere il mio tempo. Attualmente provo questa forte attrazione per la mia fede al punto di voler entrare in seminario. Quello che mi sconvolge è il non sapere e il non riuscire a capire se è veramente quello che devo fare, se è il vero progetto che Dio ha per me.

Carissimo Marco,

La tua vocazione è una realtà già esistente, Dio ha in mente qualcosa per te qui ed adesso, tanto è che hai deciso di cercare di trovare qual è, Lui ti parlerà nella tua anima ed al tuo cuore, ti accompagnerà nella tua ricerca: il Signore parla in modo chiaro. Penso che questa semplice verità ti darà una grande serenità e fiducia nel momento in cui comincerai a guardarti intorno per capire qual è la strada che Dio ha pensato per te.  Anzi, è il primo interessato nel farsi “riconoscere” e ci da la forza e la grazia per seguirlo. A volte il cammino, questo sì, è un pò tortuoso e si fa fatica ma, forza, non ci scoraggiamo e andiamo avanti. Gli ostacoli che appariranno verranno superati con facilità e il Signore ti accompagnerà con tanta provvidenza e tanto discernimento affinché tu possa arrivare dove Lui vuole.
Il “nemico” ci tenta soprattutto facendoci perdere tempo e così, pensa che per perdere il treno basta arrivare un minuto in ritardo in stazione, non arriveremo mai alla meta. Ti consiglio di mettere nelle mani di Maria il tuo cammino e di affidarti a Lei, ti porterà più velocemente da suo Figlio Gesù e ti fara’ capire meglio se il Signore ti sta chiamando.

Per questo motivo può essere molto utile al tuo discernimento far crescere la tua vita di preghiera. Dedica un tempo costante ogni giorno alla preghiera. Cerca il Signore nell’Eucarestia e nel Vangelo. Visitalo spesso, ricevilo frequentemente nella S. Comunione, parlagli, offrigli le tue preghiere e rinnova la tua fiducia in Lui.  Cercalo, facendo si che ogni giorno di più sia un amico sempre più intimo, un incontro sempre più famigliare, con il quale poter parlare liberamente senza mettere barriere di sorta tra di voi. Incontralo anche nel Sacramento della Riconciliazione, dove potrai rimuovere gli ostacoli dal tuo spirito (troppo attaccamento a te stesso, mancanza di fiducia, abitudini, debolezze, razionalismo, ecc…) che rendono più difficile ascoltare ed accettare quello che ti dice. Chiedigli come puoi servirlo anche se questo implica perdere te stesso e dover scegliere tra i tuoi sogni ed i suoi. Chiedigli l’amore e la dedizione per gli altri. Dagli tutto ciò che sei e che hai. Non te ne pentire. 

Allo stesso tempo cerca una persona di fiducia, un buon direttore spirituale, con il quale poterti confrontare e poter chiedere dei buoni consigli. Valuta insieme quello che il Signore ha messo nel tuo cuore, se ci sono dei “segni” vocazionali e quel è il tipo di vita che corrisponde maggiormente a quello che Lui ha pensato per te. Consiglio anche di cominciare a conoscere alcune comunità religiose e così fare delle esperienze conviviali durante alcuni fine settimana o periodi più lunghi. È una grande opportunità per fare chiarezza e lasciare che il Signore ti indichi la strada del suo amore, della sua misericordia e della sua volontà: pensi che dopo averti creato per amore e per amare ti abbandoni nella fatica del discernere circa il perché ti ha dato l’esistenza? Il Signore non fa mai le cose a metà. Tanta speranza e tanta pace, mettiti in cammino e sta attento alle persone che il Signore ti sta facendo incontrare, sono una risposta per capire meglio verso dove devi andare.

Tommaso chiede:

Capisco che la questione delle chiamate può essere o così grande o così varia come il numero di persone chiamate a diventare sacerdoti o consacrati. Spero che ci siano dei parametri di base che permettono di giudicare la veridicità di una vocazione e che me li possa spiegare. Come viene vagliata l’affermazione di un giovane che dice di essere stato chiamato al sacerdozio per assicurare che è veramente una chiamata di Dio? Ti prego di sentirti libero di dire ciò che pensi. Ti ringrazio per la risposta che mi darai e per la franchezza.

Caro Tommaso,

Grazie per la mail e per la fiducia. Non ti conosco e quindi non è proprio così facile darti una risposta definitiva, per questo motivo visto che sei già seguito da un direttore spirituale penso che con lui devi portare avanti questo discorso e insieme chiarire i vari temi legati alla chiamata.
Le coordinate fondamentali di una chiamata sono: avere le necessarie qualità (vedi DNA della vocazione); riguardo al processo di verifica si prendono in considerazioni le varie aree menzionate e si cerca di capire se il ragazzo o la ragazza in questione le possiede, o le può far maturare. Ogni particolare vocazione (il sacerdozio diocesano, questo o quell’ordine religioso) avranno i loro parametri o criteri, ed alcuni potranno avere aree addizionali sulle quali basano i loro criteri valutativi (ad esempio: alcune realtà non accettano giovani che non abbiano completato l’università, oppure non possiedono una buona costituzione fisica, etc.). Generalmente, vorranno conoscerti personalmente, poi ti chiederanno prove documentate circa quelle aree che considerano importanti per poter condividere la loro realtà (copie di titoli di studio, risultati di esami medici, etc.); poi avranno sicuramente qualche sistema per valutare gli aspetti che richiedono un’analisi più accurata (ad esempio: test psicologici), normalmente chiedono di passare del tempo con la comunità in modo da conoscerti più a fondo.

Vivendo nell’ottica della Volontà di Dio,  non ti potrà chiamare per esempio in una missione se hai una salute cagionevole, in una clausura se hai un qualche tipo di depressione, ad una vita troppo attiva se questa attività ti porta a qualche tipo di stress, etc. L’indagine è più approfondita prima dell’entrata in seminario, ma non viene fatta una sola volta: continuerà durante tutto il periodo di formazione e sarà generalmente centrata sui risultati da te ottenuti nei diversi aspetti della tua vita come sacerdote: il tuo amore per le anime e la Chiesa, i tuoi progressi spirituali, la tua maturità umana, i tuoi studi, le tue capacità di comunicazione ed interazione sociale, le tue attitudini e capacità, etc.

Come vedi c’è una buona panoramica da prendere in considerazione e che aiuta veramente a fare le cose nel miglior modo possibile.

Eliana chiede:

Se qualcuno pensa seriamente alla vita religiosa, come può comprendere se Dio lo chiama in un ambiente ben preciso?  Come  distinguere se la chiamata e`ad un ordine contemplativo o ad un ordine attivo?

Carissima Eliana, 

Normalmente il Signore ci invita a percorrere un cammino che non è superficiale, ma che ha un senso molto profondo e provvidenziale. Dio ti ha creato e quando l’ha fatto aveva già in mente quello che voleva che tu fossi e quello che tu facessi, questa è la vocazione della tua vita. Lui conosce la tua situazione. Per questo motivo agisce in tal modo che un giovane in ricerca incontri quelle persone, quei luoghi che indicano un cammino piuttosto che un altro. In questo senso fa “arrivare” ad una meta che Lui ha pensato per ciascuno di noi. Proprio in questi giorni è venuto un giovane nella nostra realtà e questa mattina parlando con lui per poter tirare qualche conclusione mi diceva: “Padre, qui mi sento proprio come a casa mia. Tutto ciò che ho visto e ho vissuto mi da pace e ‘sento’ che il vestito è proprio tagliato su misura per me”.  Questo senso di appartenenza, di sentire di essere dove si doveva essere, di sentirsi a casa, è il principale fattore soggettivo che permette di determinare la nostra chiamata. Successivamente questo verra’ verificato prima dalle qualità e le caratteristiche personali, poi da tutti quegli eventi che mi porteranno verso una o l’altra realtà.

Oltre al mezzo principale e più importante in assoluto che è il rapporto con Gesù Eucarestia e la preghiera,
potresti cercare attraverso internet quegli ordini di cui hai già sentito il nome e che vuoi conoscere meglio. Magari ne esiste uno al quale sei già particolarmente interessato o che ti affascina maggiormente. Inizia da li. Contattali. Scopri qual è il loro spirito e la loro formazione. Se ti accorgi che alcuni ti colpiscono in modo particolare non cercare oltre ma approfondisci la sua conoscenza. Quando hai delle domande da fare chiedile ai membri di questa comunità. Fai loro le più domande possibili e analizza profondamente le risposte.
Ad un certo punto sentirai il bisogno di visitare la realtà verso la quale sei orientato. Se i seminari di quell’ordine sono situati lontano da dove risiedi potrai magari chiedergli se vicino a te vive o lavora uno dei loro sacerdoti e dove si trova, in modo da parlare con uno di loro prima di fare il passo. In ogni caso, dovrai visitare una delle loro comunità per poter avere una sensazione più diretta del loro carisma e del loro sistema di vita, ed in tale modo per mettere alla prova la tua vocazione osservando se li puoi sentire come una famiglia malgrado la normale difficoltà di vivere una chiamata ed una vocazione. Durante questo periodo non devi vedere se ti “piace” la comunità che stai visitando ma ti devi chiedere se il Signore ti sta chiedendo proprio di entrare in questa comunità.

La suora chiamata alla vita attiva può provare una “santa invidia” per le contemplative, apprezzando il ruolo necessario e insostituibile che svolgono nella Chiesa, e pensare ai loro tempi di silenzio, preghiera e ritiro. La suora contemplativa può, d’altro canto, ammirare il lavoro diretto delle religiose di vita attiva, sapere quanto sia necessario il loro apostolato e sentire un profondo senso di stima per quelle consacrate il cui lavoro le rende sicure che le proprie preghiere e sforzi producono frutti tangibili nelle anime. Come vedi questo non vuol dire che una sia migliore dell’altra e che quindi bisognerebbe metterne una al primo posto e l’altra come un ripiego. Il buon Dio ha pensato per ciascuno di noi il posto giusto e ci ha “attrezzati”, se possiamo dire così, per poterlo vivere nel migliore dei modi.  

Irene chiede:

Ho 20 anni, sono una studentessa, cresciuta in una famiglia cattolica. Ho cambiato spesso amici e parrocchia alla ricerca di qualcosa che mi appagasse ma che non trovavo (Scout, Movimenti vari, ecc…) finché, da un anno a questa parte, ho finalmente trovato un cammino che corrisponde forse sin troppo a ciò che ho sempre desiderato. Mi piace molto leggere, inziai “Storia di un’Anima” che mi rapì completamente… Al contempo, però, un desiderio iniziò a nascere in me… la clausura. Fino a qualche settimana fa non era assolutamente nei miei programmi il solo pensarci, neanche la vita consacrata: non riesco a comprendere sia dato dall’entusiasmo dovuto alla letttura di questi testi o effettivamente è un desiderio che mi ha suscitato Dio.

Prego il Signore di darmi discernimento e mi sono promessa di prendermi del tempo per comprendere questo momento, se è appunto un entusiasmo improvviso che se ne andrà così come venuto o se effettivamente è una chiamata (il che mi piacerebbe davvero, per quanto ne abbia un po’ di paura). Vi prego di pregare per me, molto, e di consigliarmi a tal proposito.

Carissima Irene, 

Mi piacerebbe portarti l’esempio di quel giovane che andando a scuola ogni giorno passa davanti alla vetrina di un negozio di abbigliamento. Ogni giorno si ferma di fronte a questa vetrina ed osserva una maglia che gli piace molto. La vede, la osserva, vorrebbe entrare ma poi va via. Un bel giorno si ferma ancora di fronte a questa vetrina e scopre che non c’è più… ti puoi immaginare come ci rimane! A questo giovane do sempre questo consiglio: non aver paura entra nel negozio e prova questa maglia. Non devi comprarla subito, provala, vedi un po’ come ti sta. Forse non ci sarà la tua misura, forse non ci sarà quella con il tuo colore preferito, forse… ma comunque, qualunque cosa ti troverai, avrai potuto toccare con mano questa realtà… e non accorgerti troppo tardi di aver perso una opportunità importante per la tua vita.  

Anche a te, cara Irene, do questo consiglio, non so ancora se il Signore ti stia chiamando ad entrare nella realtà della clausura, non so bene se tu abbia una vera vocazione oppure no, però varrebbe la pena entrare in questo negozio e provare, anche se per il momento non si può compare, questo vestito. Avvicinati allora ad un Carmelo e comincia una conoscenza tranquilla e serena. Parla con la Madre superiora, chiedi un po’ meglio com’è la loro vita, la loro esperienza del Signore. Chiedi quali sono i primi passi che si possono fare in questa realtà, chiedi di poter vivere un fine settimana, oppure una settimana intera, con loro. Per poter amare bisogna, prima di tutto, conoscere, poi potrai anche seguire ciò che ami.
Ecco i primi passi accanto, come sempre, alla preghiera, alla lettura del Vangelo e alla vita sacramentale. Cominciamo a poco a poco il cammino e vedrai che preso arriverai alla vetta… magari proprio quella del Monte Carmelo!

Silvia domanda:

Sono una ragazza di 17 anni. E’ un anno più o meno che ho cominciato un cammino di discernimento vocazionale, dal momento che ho iniziato a sentire in me sempre più forte la domanda sul senso da dare alla mia vita alla luce di Dio, del Suo progetto per me. Sei mesi fa ho sentito quella che ho riconosciuto come una chiamata alla vita consacrata…. solo che, avendo ricevuto dal Signore un talento musicale, alcuni credono che sia quella la mia strada. Io frequento il conservatorio, sono al terz’ultimo anno. Ma ormai non mi sento più al mio posto quando suono (anche se prima il mio sogno era sempre stato quello di diventare una grande concertista), e trovo pace e gioia solo in Dio… Ho una grande intimità col Signore che mi permette di gioire immensamente nello stare con Lui e che mi fa incontrare spesso delle risposte nella liturgia del giorno.  Per questo ho pensato di lasciare il conservatorio, anche perché ora (negli anni finali, che ovviamente sono i più difficili) mi è richiesto un impegno enorme che io toglierei magari alla scuola e al rapporto con il Signore. Qualcuno sostiene che è bene comunque portare a termine ciò che ho iniziato, ma per me ciò non ha un gran senso..

Io, però, tentenno ancora. Inoltre in parrocchia molti poggiano su di me (il catechismo, i bambini…). Ho paura, perciò che, a lasciare tutto, tutto torni come era prima del mio inizio, perché non c’è per ora nessuno che mi possa sostituire, specie con i bambini . In più c’è la mia guida spirituale. A volte penso che anche lui abbia paura di “perdermi” perché è il parroco, e quindi tutto questo mio “lavoro” lo coinvolge direttamente. Che cosa ne dice?

Cara Silvia,

Mi sembra di capire che ci siano i presupposti per una chiamata e che il Signore ti ha dato molti requisiti per poter rispondere. C’è il problema degli studi da risolvere: fai bene a non metterli al primo ed unico posto come se volessimo relegare il Signore in un angolino della tua vita. Visto che hai ancora 17 anni penso sia molto importante finire gli studi di maturità e, compatibilmente, andare avanti con il conservatorio ma dandogli meno importanza.
Allo stesso tempo continua con il discernimento vocazionale con l’aiuto di un buon sacerdote o di una buona religiosa: mi sembra giusto che tu dia una opportunità al Signore, se senti nel cuore che ti sta chiedendo di più sul campo la tua totale generosità, non fosse altro che una verifica definitiva e “definitoria”; non privarti della gioia di vedere fino in fondo ciò che il Signore ti chiede ed il cammino che Lui vuole “per” te e non “da” te. 

Secondo, non fare i calcoli ed i “futuribili” circa ciò che fai in parrocchia, i tuoi impegni, ciò che pensa il parroco, ecc… non si può vincolare una possibile chiamata alle cose che si fanno. Anzi, forse può essere la scossa giusta per far capire a tutti che Dio ha una missione per ciascuno di noi e che l’accettarla e viverla è un dono non soltanto per te ma per tutti coloro che ti stanno accanto.
Detto questo, penso che valga la pena “provarci”, senza tante scorciatoie e senza paura. Un centimetro che facciamo verso Dio è contraccambiato da chilometri e da una valanga di grazie che Lui fa e da’ a ciascuno di noi. Non aver paura di parlare con il tuo parroco, forse sta soltanto aspettando che tu lo faccia per confermarti quello che pensi.

Andrea chiede:

Un mio buon amico mi ha detto che ha sognato di essere prostrato ai piedi dell’altare di un santuario per ricevere il Sacramento dell’Ordinazione. Ora vuole provare ad entrare in seminario ma ha paura. A volte pensa anche al matrimonio ed è confuso. Mi ha detto che ha chiesto a Dio un piccolo segno per il quale ha fissato un limite di tempo.

Solo lui e Dio sanno qual è il segno. Nel momento in cui ho sentito come questo mio amico stia cercando di discernere la sua vocazione per la vita mi è sembrata una cosa sbagliata. Gli ho consigliato di parlarne con un Direttore Spirituale per dirgli quello che è successo ma a lui non piace questa idea. Sono molto preoccupato per lui, anche perché non mi sembra giusto lasciarsi guidare, per una cosa così importante come la propria vita, basandosi su dei segni. Cosa posso fare per aiutarlo?

Caro Andrea,

Anch’io penso sia sbagliato voler chiedere a Dio segni concreti dando un tempo di scadenza. Nel Vangelo troviamo le parole di Gesù che dice che “questa generazione vuole dei segni ma non le sarà dato nessun segno tranne quello di Giona”… Il Signore non diceva questo perché non voleva che la gente capisse che cosa doveva fare ma lo diceva perché aveva già dato molti segni e questi uomini non volevano capire. Quello che ha più valore riguardo ai segni è il fatto della graduale maturazione spirituale nella propria vita, la costante attrazione che si prova verso il donare l’esistenza a Dio, specialmente da quando si fa entrare veramente la preghiera nella propria vita unito al desiderio di fare qualcosa di grande per gli altri.

Penso anche che un sogno non può essere un segno così evidente da giustificare il fatto che il Signore stia chiamando questo tuo amico; non darei a questo fatto troppa importanza. Normalmente i “segni” vengono uno legato all’altro. Tanti punti concreti che, se uniti, formano un filo rosso che ci porta ad una meta. 

Parla con questo tuo amico e digli di intensificare la vita di preghiera e la vita sacramentale. Digli di cercare un buon sacerdote che lo possa aiutare e che se il Signore lo sta chiamando glielo farà capire non soltanto con i sogni ma anche con incontri e situazioni concrete. Digli di guardare nel proprio cuore e di cercare se ci sono disposizioni spirituali di fondo che dimostrano una attitudine alla vocazione.

Età

Tommaso chiede:

Ho 15 anni e sto considerando una possibile vocazione al sacerdozio, ma non sono sicuro di essere chiamato. L’idea del sacerdozio mi è venuta leggendo le vite dei santi che furono sacerdoti e che mi hanno impressionano veramente. L’esempio di un bravo parroco di mia conoscenza ha anche aiutato a far si che da un po’ di tempo ci sto pensando su. Un santo che mi impressiona in modo particolare è il Curato d’Ars, San Giovanni Vianney, e spesso ho sentito il desiderio di imitarlo. Ma precedentemente ho sentito il desiderio di imitare S. Francesco Saverio. A questo punto mi chiedo: questo è soltanto entusiasmo religioso o si tratta di una grazia che mi indica che nel mio cuore ci può essere una vera e propria chiamata per diventare sacerdote? Può essere che sto confondendo questo pensiero con una chiamata ad una santità più grande, in realtà la chiamata per tutti i cristiani?

 

Sfortunatamente, nel passato, mi sono ribellato contro questi che penso possano essere dei segni vocazionali. Ad un certo punto ho sentito una grande simpatia, penso che la parola amore sia troppo grande per me, per una mia compagna di classe e poi per un’altra mia amica, ma dopo un po’ ho lasciato perdere. Con tutto ciò non ho mai smesso di pensare alla chiamata. L’ho soffocata, ma non è mai morta ed è rimasta abbastanza forte. Spero che lei possa portare un po’ di luce su questa situazione. Potrebbe raccomandarmi una scuola per giovani desiderosi di diventare sacerdoti?

 

 

Caro Tommaso,

Mi sembra che queste variazioni di umore nella tua vocazione siano abbastanza normali per un ragazzo della tua età. Sarebbe abbastanza inusuale che pensieri sul matrimonio non apparissero nella tua mente e se non scoprissi ragazze attraenti e magari non ti succedesse di innamorarti di una o due di loro in particolare. Ma il pensiero del sacerdozio continua a riaffiorare e, in modo particolare, l’idea di quello che, secondo te, un sacerdote dovrebbe essere e che cosa desidereresti fare come sacerdote è particolarmente azzeccata. Da quello che scrivi sembra chiaro che è il sacerdozio che ti attrae non è solamente un desiderio di santità in generale e, quindi, penso che dovresti portare avanti questo proposito. La domanda allora è come? 

 

Prima dunque, una premessa. Hai 15 anni, quindi, stai raggiungendo una certa indipendenza, anche se continui ad essere un minorenne, ed anche agli occhi di Dio i tuoi genitori continuano ad avere un importante ruolo da giocare nelle tue decisioni ed hanno ancora grandi responsabilità nei tuoi confronti. Stabilito questo, esistono scuole per ragazzi della tua età, si chiamano seminari minori, che aiutano a realizzare un cammino verso il sacerdozio e che possono essere molto utili per un giovane nella tua situazione. Comunque, non è sufficiente che tu desideri andarci, è necessario il permesso dei tuoi genitori.   

 

Ma ancora, come puoi sapere se questo è il percorso giusto da seguire? Prima, chiedi il permesso dei tuoi genitori per visitare la scuola, in estate ci sono dei campi che aiutano proprio a capire se un ragazzo vi può partecipare o meno. Poi vedi com’è. Parla con i sacerdoti che la dirigono, con i ragazzi che la frequentano, prega con loro, gioca con loro, fa tutto quello che fanno loro per alcuni giorni. Se tu ed i sacerdoti che dirigono la scuola pensate che ti possa aiutare, parlane ancora con i tuoi genitori. Spiega loro perché vorresti fare questo passo e, se sono d’accordo, fai l’ultimo passo ed entra in un seminario minore e continua li gli anni che ti rimangono di scuola prima di entrare nel seminario maggiore. 

 

Se i tuoi genitori pensano che sia meglio per te completare le scuole superiori che stai frequentando, allora, oltre ad impegnarti nello studio, devi fare dei passi decisi per aiutare la tua vocazione a crescere durante i prossimi anni. Questo significa andare alla S. Messa, ricevere la S. Comunione e confessarti con frequenza; mantieni viva la tua vita di preghiera, specialmente il S. Rosario. Inoltre, sapendo che sei un essere umano fatto di carne e ossa, e che puoi essere facilmente sviato dalla tua vocazione da innamoramenti vari e da chissà quali altre cose, non ti sorprendere o non ti allarmare se questo succede ancora, ma continua a mettere il sacerdozio come scopo della tua vita. Cerca quindi di testimoniare agli altri la tua fede, dedicati ad aiutare gli altri, dona parte del tuo tempo al servizio della parrocchia, per il catechismo…

 

Durante i prossimi anni visiterai i seminari che ti interessano di più e ti accorgerai che le cose diventeranno sempre più chiare quanto più si avvicinerà il tempo di fare il passo decisivo.

Enzo chiede:

Sento di avere ricevuto una chiamata da Dio per entrare in seminario e sono veramente entusiasta di questo dono da parte di Dio per diventare sacerdote. Però, ho ancora 18 anni. Sto giusto terminando le superiori: appena finito sarei troppo giovane per poter ottenere il permesso di entrare in seminario?
Inoltre ho un dubbio: ho sempre pensato che si debba aspettare di andare all’università per fare esperienza di vita vissuta prima di fare la domanda di ammissione al seminario. Forse per la giovane eta’ dovrei andare prima all’università, oppure dovrei capire piu’ in profonditá la mia vocazione prima di andare all’università? Le sarei molto grato se mi potesse dare qualche suggerimento sul discernimento.

 

 

Caro Enzo,

Ti dico subito che l’età non costituisce a priori un problema per quanto riguarda la possibilità di entrare o meno in seminario. Nel tuo caso specifico mi sembra di capire che nessuno ti sta forzando per farlo e, quindi, la tua sembra essere una decisione libera. Per di più hai chiaro nel tuo cuore una caratteristica importante della vocazione e cioè che il Signore ti sta chiamando. 

 

Come vedi ci sono dei segni importanti su cui vale la pena riflettere e non sono legati esclusivamente a quanti anni ha un giovane che sente la chiamata. Spesso la gente confonde la maturità con l’età e questo è un grave errore. Conosco uomini di 50 anni completamente irresponsabili, che non riescono a controllare le loro passioni, e giovani diciottenni, o anche più giovani, che comprendono perfettamente cosa significa assumersi un impegno e che riescono a mantenere la propria parola. Sono sicuro che anche tu mi sapresti dire chi di questi due tipi di persone può dirsi maturo. Posso subito dirti che non è essenziale andare all’università prima di entrare in seminario. Ma, allo stesso tempo, la mia esperienza mi dice che per certi giovani è meglio prima cominciare l’università e profittare di questo tempo per poter avere una certa maturazione umana o spirituale. Per altri giovani questa maturazione c’è già e, quindi, non sarebbe male profittare dei mesi estivi dopo la maturità, e prima dell’inizio dell’università, per fare un buon corso di discernimento vocazionale.

 

Quindi, per cercare di rispondere alla tua domanda, non pensare semplicemente di andare all’università e verificare la tua vocazione dopo. Cerca di usare i tuoi anni di scuola superiore per maturare sempre di più nella tua apertura verso Dio, trovare una risposta e prendere una decisione. Mantenendo la tua vita di preghiera e trovando un buon direttore spirituale, verifica se la chiamata al sacerdozio la stai sentendo verso la diocesi o verso un determinato ordine religioso. Affidati a Maria, Lei ti aiuterà in questo approfondimento e ricerca. Se alla fine dell’anno ti accorgerai di avere veramente la vocazione, e sei abbastanza sicuro della direzione da prendere, avrai risolto la questione dell’università. Se la diocesi o l’ordine nel quale desideri entrare ti accetta immediatamente alla fine delle superiori ed il tuo direttore spirituale non vede ragioni contrarie a dare il passo, fallo ed entra in seminario senza prima andare all’università. Se la diocesi o l’ordine religioso preferiscono che tu vada all’università prima, allora iscriviti all’università e mantieni la tua attenzione sul sacerdozio. Questo ti impedirà di perdere tempo e ti aiuterà a seguire la tua chiamata.   

 

Vorrei spendere un’ultima parola per quanto riguarda fare “esperienze di vita”. L’esperienza reale che vogliamo ottenere dalla vita deve formare la forza di carattere di cui abbiamo bisogno per rimanere fedeli alle nostre convinzioni secondo la nostra fede cristiana. Ogni altra esperienza risulta essere più dannosa che utile. Non è necessario andare all’università per ottenere una maturità, diciamo, positiva, la puoi ottenere anche in seminario, ed un buon seminario porrà una priorità nell’ottenere la tua maturità come uomo. Rimane il fatto che, poiché siamo deboli e facilmente influenzabili dagli altri, spesso, l’esperienza che alcuni giovani fanno durante gli anni di università è abbastanza negativa e quindi in certi casi sarebbe assolutamente meglio farne a meno.

Sergio chiede:

Salve, ho 43 anni e dopo molto soffrire ho scoperto che vorrei dedicarmi completamente a Cristo. E’ possibile ancora alla mia età far parte integralmente di un ordine religioso o di un istituto? Da un lato sento che la mia vita, finalmente, è arrivata ad una svolta, dall’altro non so da dove cominciare. Ho sempre vissuto cristianamente ma forse in modo un po’ superficiale. Adesso vorrei mettermi in “gioco”. E’ normale che un padre spirituale cerchi di farti capire che il tipo di vita sia difficile, come se mi voglia dire che non mi conviene?  Mi puoi dare qualche consiglio? Grazie per il tuo tempo e le tue preghiere, Sergio.

 

 

Caro Sergio,

Immagino che ciò che senti nel cuore non sia arrivato per caso ma che sia il frutto di un cammino previo che il Signore ti ha fatto fare. So che ci sono delle realtà in cui non è così “impensabile” poter incominciare un cammino vocazionale. Dipende molto dalla personalità di ciascuno, dall’iter formativo avuto e dal carisma che ogni chiamato sente come proprio per questa consacrazione. Senza dimenticare che a 18-20 anni è più facile ambientarsi, cambiare vita… Anch’io con “giovani” della tua età sono abbastanza esigente per quanto riguarda la vita di convento, o di noviziato, perché mi rendo conto che alla tua/vostra età non ci sono “margini” per “sbagliare”. Per questo motivo le cose devono andare in un certo verso e, quindi, è meglio essere più prudenti ed esigenti prima. Forse è questo il motivo che spinge anche il tuo padre spirituale ad essere “eccessivamente” prudente. In alcune diocesi tuttavia ci sono anche i cammini per le cosiddette “vocazioni adulte”. 

 

Forse il Signore ti ha già indicato un tipo concreto di sacerdote, non so se frequenti regolarmente la tua parrocchia e, quindi, sia il sacerdozio diocesano ciò che hai in mente. Oppure stai frequentando un movimento, oppure un gruppo di preghiera o, per qualsiasi ragione, sei in contatto con un sacerdote religioso, di qualche comunità od ordine. In base a questo puoi cominciare a contattare o il responsabile vocazionale del seminario della tua diocesi, magari il tuo parroco ti può dare una mano e ti può presentare, oppure il responsabile vocazionale della comunità che già conosci. 

 

Con loro comincerai un cammino di approfondimento e di discernimento, normalmente sono proposti degli incontri e dei momenti di conviviali per portare avanti un cammino vocazionale. Una verifica autentica che ti aiuti a capire fino in fondo la consistenza della chiamata che il Signore ti sta facendo. Normalmente, anche se non è una regola matematica, credo che per persone come te un anno di discernimento sia più che sufficiente. Per ragazzi di 18-23 anni possono essere due o più.
Sappi che è il Signore che ti chiama e quindi abbi piena fiducia perché non fa le cose a metà, non si lascia vincere in generositá. Nel tuo cammino farà si che si apra la porta più giusta per te, il posto che da sempre ti stava aspettando. 

Luca chiede:

Salve padre, è da circa un anno che sento la spinta (richiamo interiore) di tornare a “Casa”. Non sono più giovane, ho 51 anni e sono celibe. A detta di un prete diocesano sono vecchio per poter accedere ad eventuali studi e anche per fare un periodo di discernimento. Vorrei capire se c’è un limite di età per la vita ecclesiale e se, nel mio caso, questa scelta vocazionale debba essere abbandonata per fare posto ad altro? 

 

 

Carissimo Luca,

Grazie per la mail e per la fiducia. Per quanto ho visto in questi anni molti seminari hanno messo un limite di età per poter accedere agli studi sacerdotali, questo limite è di 40 anni circa. So che ci sono alcune realtà religiose in cui questo limite si alza. Sembrerebbe una norma restrittiva o forse non molto giusta ma, seppur possiamo valutare caso per caso, è frutto di una grande esperienza e attenzione verso quelle persone che sentono una possibile chiamata nella propria vita. 

 

Diventare sacerdoti non vuol dire fare degli studi ma cambiare il cuore e questo diventa tanto più difficile tanto più la nostra vita ha fatto delle esperienze, delle maturazioni e ha percorso un determinato itinerario. Vita comunitaria, vita di preghiera, formazione… man mano che gli anni passano diventano sempre più difficili da realizzare e così un cammino che dovrebbe essere sempre più luminoso e gioioso diventa sempre più complicato e in salita. 

 

Da parte tua vale la pena chiedere e verificare con l’aiuto di un buon direttore spirituale se ci sono i presupposti per un tipo di cammino come la consacrazione, accogli la risposta con molta fede da parte di chi il Signore ha scelto per fare un tipo di cammino come questo. Se la risposta non è positiva allora si apriranno altre strade per poter concretizzare un autentico cammino cristiano fatto di preghiera e di apostolato.

Angelo domanda:

Ho 37 anni, mi piacerebbe sapere se esiste un (passatemi il termine) “rito abbreviato” per diventare sacerdote, perchè se la cosa è fattibile ci faccio un pensierino. Il fatto è che se devo studiare dieci anni o di più, proprio no me la sento.

 

 

Carissimo Angelo:

Penso che la chiamata del Signore a seguirlo come consacrato o come sacerdote sia talmente profonda ed importante che non dipende da anni di studio o altro. Non sono tanto i nostri “calcoli” ad occupare i primi posti per valutazioni e scelte, piuttosto è il nostro cuore aperto e generoso che vuole capire ciò che il Signore nella sua volontà ha pensato per la nostra vita.

 

A noi rimane la libera scelta di rispondere, di chiedere come Maria “come avverrà tutto ciò”. Altri “pensierini” rimangono nella sfera troppo personale che fa fatica ad entrare nella “logica” di fede a cui il Signore ci chiede di arrivare.

 

Leggi la Sacra Scrittura e troverai molti esempi di chiamate, un po’ a tutte le età, vedrai tante difficoltà personali, circostanziali, etc…e l’esempio di tanti uomini che hanno corrisposto e risposto all’invito del Signore. Credo sia questa la disposizione migliore per poter “fare” la volontà di Dio nella nostra vita. I suoi orizzonti sono molto più grandi dei nostri e Lui non ci vuole convincere…ci attira.

Timoteo chiede:

Ho 42 anni e sono celibe (non per scelta). Mi sono chiesto spesso se questo mio essere celibe indichi una chiamata di Dio verso il Sacerdozio. La mia età può essere un fattore determinante sulla decisione di ammettermi ad un seminario? 

 

 

Caro Timoteo, 

Dio è sicuramente il Signore della storia, ed è sicuramente capace di guidarti per farti conoscere la sua volontà. Quando vuole farci capire qualcosa è capace di combinare al meglio tutte le condizioni favorevoli per ottenerla, ma senza arrivare al punto di sovrastare il nostro libero arbitrio. Con questo voglio dire che la ragione per cui non sei sposato alla tua età, e “non per tua scelta”, ovvero non per tua volontà, può essere un segno che indica che Dio vuole che tu diventi un Sacerdote. Se lo è, però, non sarà il “solo” segno ma esisteranno nel contesto della tua vita altri sottili ed evidenti indicatori che vanno nella stessa direzione.

 

La somma dei segni e l’assenza di evidenti impedimenti ti farà capire quello che Dio probabilmente sta dicendoti, ma anche questa conclusione non è completamente definitiva. Seguire una vocazione è sempre un atto di amore, esiste sempre qualche imprevisto e rischio nel seguirla, e non puoi saperlo con sicurezza senza fare il primo passo. Certamente il “provare” ti darà quei dati oggettivi necessari per una valutazione reale e sincera e quegli stimoli con i quali “lanciarsi” con motivazioni più profonde ed incisive. Per il resto sappi che, per quanto riguarda la chiamata, ciò che il Signore vuole da noi non è soltanto una “scelta” ma una “risposta”.
Il cammino di discernimento, l’impegno personale, il desiderio di seguire il Signore risponde alla generosità di voler vivere la Sua volontà, appunto “rispondere” alla Sua chiamata.
E Lui, come dico sempre, è il primo nel voler farci capire ciò che vuole da noi e a darci la “forza” per farlo.

 

Quali sono gli altri segni che nel tuo caso concreto puoi prendere in considerazione? Che sei un uomo normale e sano mentalmente e psicologicamente, che hai una giusta motivazione quando pensi al sacerdozio (non stai scappando dal mondo), che le cose spirituali sono per te importanti, che sei capace e che vuoi vivere il celibato per il bene del Regno di Dio (considerando che la tua opzione alla vita celibe non è solamente un’accettata conseguenza di una situazione che non ti aggrada ma che sembra essere inevitabile).
Si, come ultima considerazione, in effetti la tua età sarà un importante fattore per la tua accettazione al seminario poiché le ragioni per essere rimasto celibe saranno una considerazione importante nel processo di ammissione e anche questo aspetto sarà oggetto di profonde conversazioni con il tuo direttore spirituale. 

 

Che Dio ti Benedica.

Pamela chiede:

Perché varie comunità hanno limiti di età? Ho 45 anni ed ho difficoltà a trovare una comunità che mi possa accettare. Sono fisicamente e mentalmente sana. So che non è un argomento. Mi viene continuamente risposto che sono troppo anziana. DIO NON PENSA COSÌ. Lui cerca tutti quelli che chiama: me! Con la lamentela che oggi la Chiesa non ha abbastanza sacerdoti, fratelli, o sorelle magari queste comunità non dovrebbero avere regole così ferree sul limite di età e fidarsi di quelli che lo Spirito Santo decide nella sua magnanimità di mandare.

 

Sono frustrata perché ho passato gli ultimi tre anni a scrivere a varie comunità solo per ricevere risposte negative. Non voglio darmi per vinta ed abbandonare la partita. Aiuto!!

 

 

Cara Pamela,

Esistono varie ragioni di prudenza che portano la maggior parte degli ordini religiosi ad adottare un limite di età e non è solo un problema di salute. Essendo fedeli al loro carisma e a quello che la Chiesa ha approvato per loro, quegli ordini religiosi non vanno contro Dio, lo seguono in tutti i dettagli e in tutte le regole. Chiaramente questa non è una consolazione per te, perché tu senti veramente la vocazione e la chiamata. 

 

Il solo consiglio che ti posso dare è di continuare a cercare. Se vuoi consacrarti a Dio puoi farlo prendendo dei voti in privato attraverso il tuo pastore o Vescovo e dedicare quindi il tuo tempo libero a delle attività che possano far crescere la Chiesa. Quindi, quando troverai la comunità alla quale sei chiamata sarai in una posizione per entrarci più facilmente. Ti dico, anche, che conosco delle realtà religiose in cui potresti entrare, fammi sapere se ti posso mettere in contatto con qualcuna di queste.

 

Che Dio ti benedica.

Famiglia e genitori

Linda chiede:

Fin dai primi ricordi della mia vita ho sempre sentito la chiamata alla vita religiosa. È pratica comune che un ordine religioso pretenda che, una volta che entri, tu debba tagliare ogni legame con la tua famiglia di origine? Ho il problema  di essere figlia unica. Dove potrò mai trovare il coraggio di abbandonare i miei?

 

 

Cara Linda,

Non conosco nessun ordine che abbia tale pretesa, forse la realtà della clausura richiede che anche fisicamente si rimanga in un monastero per tutta la vita avendo, alcune clausure, anche il voto di “stabilità”. Ma anche in questo caso rimane un grande legame spirituale con la propria famiglia, ci sono anche le visite che la famiglia fa in monastero.
La vita religiosa include, comunque, un certo grado di separazione dalla famiglia, che varia in accordo con lo spirito e la vocazione di ogni diversa congregazione o ordine religioso. Molte congregazioni e ordini religiosi hanno anche differenti regole dipendenti dallo stadio della formazione attraverso il quale il ragazzo procede, ad esempio durante il Noviziato i giovani hanno meno contatti con la propria famiglia a causa della specificità di questa tappa di formazione dedita da un lato ad un ulteriore discernimento di vita e, dall’altro, ad una formazione di principi e criteri religiosi tipici dell’ordine e di questa “nuova” vita. 

 

Questo non è sempre facile e penso che la famiglia, in modo particolare i genitori, possono sentire questa difficoltà maggiormente che non il religioso stesso, che in realtà si è unito ad una nuova famiglia e vive una vita più attiva per via della formazione e dell’apostolato. Ma Dio benedice le famiglie ed i religiosi per il sacrificio a cui sono chiamati, perchè è spesso la famiglia unita, sana e in comunione che sente di più la separazione. Per quanto riguarda le famiglie cristiane quello che queste famiglie hanno e le altre non hanno è la comprensione e la forza che la loro fede da loro di accettare il sacrificio che Dio chiede loro di sopportare.
Man mano che ognuno cresce nella comprensione della propria vocazione percepisce la sorgente della grazia che è questo sacrificio per tutti loro, perché Dio non può essere mai superato in generosità.
Molte famiglie, poi, sperimentano un grande paradosso in questo momento di “lontananza”: i genitori si avvicinano spiritualmente di più al figlio che sembra maggiormente assente, ed hanno la consolazione di sapere del bene che il loro figlio o figlia stanno facendo. I figli “sentono” maggiormente il bene che la propria famiglia gli ha donato in tutti questi anni e riconoscono una vera gratitudine verso loro. La sentono, a loro volta, più vicina.

Gina chiede:

So che voglio servire Dio al massimo delle mie capacità, ma quelli che mi circondano dubitano che quello che sento sia veramente ciò che Dio vuole da me. Desidero servire Dio e non riesco a capire perché a casa mia è nata una discussione che non finisce più! Mio padre e mia madre non dovrebbero esserne orgogliosi? Quando ero più giovane ero una persona che non sapeva neppure chi fosse Dio e non mi curavo neppure dell’enormità dei miei peccati.

Poi ho avuto una bellissima conversione andando a Medjugorje. È stato quel cambiamento fulminante, o il fatto dì avere 16 anni, che ha messo i miei genitori, o tutta la mia famiglia, contro di me e le mie scelte? Non voglio sembrare cocciuta ma, nonostante che la mia famiglia vuole che da grande mi sposi io desidero essere “sposata” solamente a Cristo. Non riesco a capire la ragione per la quale la mia famiglia, in un certo senso, si vergogna di me. Padre, aiutami, per favore! 

 

 

Cara Gina,

Non so veramente se la tua famiglia si vergogni di te, spero di no. E non so se i tuoi sono dei cattolici praticanti e, questo aspetto, potrebbe avere un peso determinante nella reazione che hanno avuto. Comunque sia, cerco di lasciarti qualche riflessione. 

 

In questo momento hai soltanto 16 anni e, da come scrivi, dimostri di aver proprio un bel temperamentino. Mi sembra di capire, forse sto indovinando, che hai anche un carattere piuttosto ribelle. Quindi, può darsi che i tuoi genitori pensino che questa sia un’altra delle tue idee per andare contro il loro volere. O può darsi che non siano sicuri del cambiamento che è avvenuto in te sia davvero completo e tu abbia raggiunto una certa maturità. O forse pensano che a causa del tuo modo di fare tu non possa vivere pienamente una consacrazione a Dio. O, infine, possono pensare che questa sia semplicemente una fase attraverso la quale stai passando e che tra un po’ terminerà e, quindi, non vogliono che tu faccia al momento qualcosa di troppo affrettato di cui potrai pentirti. 

 

Ora, mi domando, che cosa puoi fare? Prima di tutto devi avvicinarti il più possibile a Cristo. La tua dedizione di servire Dio di per sé è bella ma devi maturare questo pensiero. Devi conoscere Cristo, inizia a leggere gli scritti di alcuni santi in modo da conoscerlo meglio. Offrigli il tuo cuore. Passa del tempo ogni giorno in preghiera (recita specialmente il S. Rosario, che è uno dei cinque “sassi” della Madonna), vai alla S. Messa e fa la comunione il più spesso possibile. A casa ti devi comportare il meglio possibile, devi aiutare, portare avanti bene la scuola, mi raccomando ai compiti, etc… 

 

Inizia a trovare modi concreti per aiutare il prossimo: datti da fare per i più piccoli, da una mano nell’oratorio della tua parrocchia, parlando con il tuo parroco inizia qualche attività per ragazze della tua età (una associazione, un coro, un gruppo di vita Cristiana, aiuta un gruppo di giovani già esistente, etc…). Visita gli ammalati e/o gli anziani della casa di riposo del tuo paese…

 

Se i tuoi genitori non sono cattolici praticanti, e non capiscono la tua fede, dovrai pregare per loro e fare in modo che le tue azioni li convincano.

Stefania chiede:

Mia madre non approva la mia decisione di diventare una suora perché dice che sono troppo piccola e, per di più, non mi permetterà di prendermi nessun impegno in parrocchia d’ora in poi per via della mia decisione. Non mi è neppure permesso di parlare alle suore o al mio parroco o a nessun altro sacerdote. Cosa posso fare?

 

 

Cara Stefania,

Parte della risposta alla tua domanda non dipende dalla tua età.

 

Prima voglio parlare della parte che dipende dalla tua età. Se sei una minorenne devi considerare che il comandamento “onora il padre e la madre” include l’obbedienza alle loro richieste, sempre che non ti chiedano di fare il male. Quindi se sei ancora piccola e i tuoi genitori ti proibiscono di fare passi per seguire una vocazione, come ad esempio visitare un convento, andare ad un ritiro vocazionale, ecc…, allora gli devi obbedire. Non andare ad un ritiro o non visitare un convento non è realmente una cosa cattiva, è semplicemente non fare una cosa buona che tu vorresti fare ma che non farai per rispetto ed obbedienza verso i tuoi genitori, sapendo che la tua azione ed attitudine piacerà a Cristo. Se i tuoi genitori ti chiedessero di fare qualcosa di male (per esempio non andare a Messa alla domenica), allora, per forza andrebbe contro la promessa che fecero a Dio quando ti portarono in Chiesa per il battesimo e quindi potrai non ascoltarli in una simile circostanza.
Per quanto riguarda il non parlarne con un sacerdote penso che sarebbe meglio chiedere ad un sacerdote durante la confessione qualche suggerimento, specialmente in relazione a questioni pratiche in relazione ai desideri dei tuoi genitori che potranno inevitabilmente sorgere nel corso del tempo e che non possono essere previsti al momento.

 

Quando sarai una persona adulta potrai e dovrai prendere quelle decisioni che possono decidere della vita con prudenza, responsabilità e libertà. Questo significherà ricevere un ordine dai tuoi genitori, sentire le loro ragioni ma, alla fine, decidere personalmente davanti a Dio, avendo anche ricevuto un suggerimento da un prudente direttore spirituale, sulla direzione da prendere nella tua vita. Può darsi che nel chiedere un suggerimento ti renda conto che i tuoi genitori abbiano ragione e che tu non abbia una vocazione, o che al presente non sia corretto seguirla. Può anche essere che tu ti renda conto di avere una vocazione e che non ci siano ragioni valide per non seguirla. In tal caso dovrai seguire la tua coscienza sulla strada giusta da prendere anche se dovesse essere difficile perché dovrai andare contro i desideri di altre persone e, magari, anche i tuoi di desideri se non avevi mai pensato prima di voler seguire il Signore.

 

Adesso vediamo la parte che dipende dalla tua età. Se hai il sospetto o vedi che Dio ti chiama a consacrare la tua vita a Lui, non importa a che età tu ti trovi e a che punto della tua vita (sia che tu ti possa permettere o meno di seguire la tua chiamata immediatamente), la reazione appropriata è di dare subito il tuo cuore completamente a Lui. Continua a sviluppare la tua vita di preghiera, visitalo nell’Eucaristia il più frequentemente possibile specialmente andando alla S. Messa e ricevendolo nella S. Comunione anche durante la settimana. Assicurati che il tuo comportamento in ogni aspetto della tua vita sia il più piacevole per Lui (obbedienza a casa, onestà al lavoro, applicazione a scuola, guida degli altri al bene)! Vivi la tua vita e tutto quello che fai come una conversazione con Cristo, con le tue azioni digli che lo ami. Non fare nulla che possa compromettere la tua vocazione ed in ogni momento da il meglio di te.

Paola chiede:

Come mai mio figlio più volte si sente chiamato al sacerdozio o a diventare frate? Non lo capisco. Io non voglio che lui entri in seminario perché da lui ci aspettiamo una famiglia, D’altronde, come tanti genitori, anche perché noi siamo cattolici ma non praticanti. Lui è l’unico che va in chiesa e prega ogni giorno.

 

Mi può far capire se il signore lo sta chiamando sul serio o no? (questa è la terza volta che sente questa chiamata!) Spero di ricevere presto una risposta. Io so che lui più volte vi ha scritto.

 

 

Carissima Paola, 

In questi anni di pastorale vocazionale ho avuto anch’io delle sorprese in questo senso, e cioè di incontrare dei ragazzini, 12-13… anni, che con molta semplicità mi dicevano che “sentivano” una possibile chiamata da parte del Signore. In queste occasioni mi chiedevo come poteva un ragazzino “sentire” tale chiamata e come faceva a decidere se non era ancora “maturo”. 

 

Con un pò più di esperienza mi sono reso conto che il punto di vista dal quale vedere e giudicare le cose non è quello di una persona ormai matura con una certa esperienza di vita, ma semmai quello del ragazzino che nella sua, se vogliamo, semplicità e freschezza di vita, coglie in modo più genuino e diretto ciò che il Signore mette nel suo cuore. Non si tratta di un analizzare le cose soltanto da un punto di vista razionale, se mi “convinco”, ma metterti dalla parte di una visione spirituale e di fede. Sapendo che la fede non è un qualcosa di irrazionale, ma di “sopra” razionale.

 

Di fronte a un fatto così noi grandi cominciamo a calcolare, a mettere in discussione, a voler interpretare… per lui, per il ragazzino, invece non è così. Il “sentire” in semplicità, il voler instaurare e poi far crescere una amicizia più profonda con il Signore, il voler corrispondere ad una chiamata… tutto è molto più semplice, più immediato e il fatto di essere più semplice non vuol dire non essere autentico o vero.

 

Dobbiamo vedere le cose con un pò più di visione soprannaturale, di fede. Capire che di fronte ad una “chiamata” non ci vuole “troppa” testa. Con questo non voglio dire che a questa età non ci si deve fermare un attimo ed essere sicuri che non si tratti di una cosa un pò superficiale, ecc… (allo stesso tempo però mi vengono in mente alcune scelte dei più “grandi” e a sbagli colossali), ma si può fare di meglio.
I seminari minori sono, appunto, delle “scuole” che aiutano a far capire ai giovani se ciò che sentono è vero oppure no. Aiutano a far maturare una possibile chiamata, a farla crescere. E tutto questo senza far perdere tempo, infatti gli studi li si portano avanti come nelle altre scuole. 

 

Se devo farvi una confidenza, vorrei dire che in questi anni di corrispondenza via mail ho incontrato spesso degli adulti, verso i 35-40 anni, che con molto rammarico mi confidano che da bambini avevano sentito la vocazione ma che poi, a volte anche perché consigliati dai genitori, non avevano potuto concretizzare nulla e che adesso sentivano che c’era nella loro vita una porta rimasta “mezza aperta”. 

 

Cara Paola, capisco che come mamma e che come famiglia state pensando al bene e alla felicità di vostro figlio, capisco anche che vivere una famiglia autentica sia una aspirazione molto bella e molto importante per voi. Ma, mettetevi anche dalla parte di Dio, cercate di vedere un po’ più in là. Cercate di capire il “cuore” di vostro figlio. Penso che valga sempre la pena fare una verifica e affrontare le cose senza rimandarle o negarle… ne va della felicità futura di vostro figlio.

 

Ci sarebbero anche altri aspetti e considerazioni da fare ma penso che per il momento ci siano già alcuni spunti di riflessione interessanti. Vi accompagno con la mia preghiera e vi benedico.

Una Mamma chiede:

Mia figlia, sedicenne, si chiede se può avere una vocazione come suora. Può aiutarla? Come famiglia, ultimamente, non abbiamo vissuto al meglio la nostra fede, eppure mia figlia si sente attratta dal Signore. Che consiglio mi può dare? 

 

 

Cara Mamma,

Come puoi vedere, una vocazione è un regalo dato da Dio liberamente.   

 

Il mio primo consiglio è che apriate il vostro cuore a questa possibile chiamata riguardo la vita di fede della famiglia. Per la vostra famiglia, che ultimamente non ha seguito le normali pratiche religiose, la vocazione di vostra figlia può rappresentare una “nuova” presenza del Signore nella vostra vita. La bellezza (ed a volte il dramma) della chiamata si svolge tra vostra figlia e Cristo, ma non c’è dubbio che la tua preghiera e l’apertura verso la chiamata che verrà con il tuo ritornare vicino a Cristo, le saranno di grande aiuto e appoggio. 

 

Se si interessa ad un particolare ordine o congregazione, aiutala a conoscerla meglio, dalle l’opportunità di andare a visitarlo, magari di partecipare ad un ritiro spirituale. Assicurati che continui a crescere nel senso di responsabilità e che segua attività sane. Continua a proteggerla da tutto quello che la può danneggiare spiritualmente. Ed assicurati, anche, che capisca la bontà e la bellezza della vita coniugale in modo che possa capire la grandezza del dono che farà a Dio se viene chiamata alla vita monacale.

Rosa chiede:

Uno dei miei  figli spesso mi dice che sente di voler diventare sacerdote e dal canto mio lo ascolto e cerco di incoraggiarlo. Sarei cosi’ contenta! Cosa posso fare per gli altri due che sono più chiusi? Come potrei iniziare delle conversazioni con loro al riguardo?  Significa che non hanno ricevuto la chiamata?

 

Conosco una persona che avrebbe potuto avere una vocazione al sacerdozio. Disgraziatamente i suoi genitori a suo tempo lo scoraggiarono ed ora si trova lontanissimo da quell’idea. Ci sto male, perché so che se avesse seguito la chiamata sarebbe stato nella vita più felice.

 

 

Cara Rosa, 

E molto triste sapere che il tuo amico è stato dissuaso dalla vocazione dai propri genitori. Questo succede purtroppo spesso, anche se qualche volta i genitori lo fanno con le migliori intenzioni del mondo, ma è comunque uno sbaglio. Una cosa è l’incoraggiare un giovane a considerare bene il passo che vuole fare, il provarlo per assicurarsi che la sua sia una decisione matura o per assicurarsi che possa affrontare le sue debolezze o vedere se non sia piuttosto qualcosa da cui sta scappando; un’altra cosa è  scoraggiare un giovane con il solo pensiero del sacerdozio magari usando anche, per lo scopo, dei ricatti emotivi, o morali, molto pesanti.

 

Veniamo ora a tuo figlio. Possono succedere cose molto strane nelle menti dei bambini. A volte succede che quello a cui si predica di più non dimostri interesse alle nostre parole, ma poi è quello che con il tempo risponde positivamente.
Mentre l’altro, quello che si dimostrava molto interessato, con il tempo perde l’interesse.
Come insegnare ai tuoi figli ad essere aperti a Dio? E importante che vedano il tuo esempio. Loro assorbono le tue priorità dalle migliaia di modi in cui il tuo pensiero le riflette durante la tua giornata, se il tuo esempio è consistente, se dai delle ragioni quando ti sfidano (gli anni della pubertà sono particolarmente difficili), molto probabilmente, col tempo cominceranno ad aprirsi anche loro.
Quindi, sii quella che dovresti essere, senza finzioni o forzature. Per esempio lascia che vedano che preghi, insegna loro a pregare, insegna loro l’esempio di Gesù e di Maria, fa in modo che possano relazionarli alle loro vite. Aiutali a crescere in linea con la loro età, nella loro relazione con Dio e conoscenza della loro fede. Spronali in modo appropriato. Le vite dei santi sono un ottima sorgente d’ispirazione per bambini, giovani (e non solo giovani). Dirigi ed incoraggia ogni buona azione, correggendo le cose sbagliate. Supera le loro arrabbiature, rimani ferma ed insegna.

 

Quello che stai facendo in effetti è preparare il terreno in modo che, non appena Dio inizia a dare loro un suggerimento di quello che ha in mente per loro, sapranno riconoscerlo e potranno rispondere alla chiamata; tu vuoi che abbiano dei principi di fede a guidarli, amore per muoverli, e forza di carattere per fare quello che può essere difficile.
Riguardo ad una possibile vocazione tra i tuoi figli ti consiglio di non forzarla a tutti i costi e allo stesso tempo non rimanere neppure zitta. Rispondi alle loro questioni, a volte falle tu stessa, mostra la possibilità che il Signore può mettere nel cuore di uno di loro il dono della chiamata.  

Francesco chiede:

Salve Padre, grazie per il suo lavoro. Volevo chiederle un consiglio perché sono felicemente fidanzato da 4 anni ma sento che qualcosa nel mio rapporto con la mia ragazza sta cambiando. Nonostante lei sia una ragazza bravissima, con la quale sto vivendo in maniera cristiana il mio fidanzamento, da qualche mese mi sento attratto dal sacerdozio.

 

Io ho un po’ paura di approfondire questa “inquietudine”, anche perché non voglio farla soffrire. A questo punto mi trovo combattuto tra il continuare a discernere su una possibile vocazione sacerdotale o dedicarmi ad un progetto di matrimonio che è una vocazione altrettanto importante. Grazie, aspetto un suo consiglio.

 

 

Caro Francesco,

Capisco molto bene ciò che stai provando, anzi che state provando. Davvero. Non è la prima coppia di fidanzati che conosco in queste circostanze. Spiritualmente si capiscono e si vivono le cose in un certo modo, umanamente si soffre. Anche perché state portando avanti un fidanzamento in modo molto cristiano.

 

Accanto ad un no c’è però un grosso SI, quello a Dio.
Con questo vorrei dirti che vale la pena che tu possa portare a termine il tuo discernimento vocazionale e che possa capire qual’è la volontà di Dio su di te: pensa un po’ al grande progetto che Lui ha voluto da sempre, per amore, per te e per mezzo del tuo si. Forse mi viene in mente un po’ la mia storia, abbastanza simile, credimi. Questo capolavoro preparato da Dio su di me e per me soltanto io lo posso portare a compimento, nessuno lo potrá fare al posto mio.
Se avessi “scelto” ciò che sentivo nel cuore… con chi staresti parlando in questo momento? probabilmente con nessuno.
Capisco che la vita non è soltanto una scelta ma è una risposta che con amore diamo all’Amore. Tutto questo renderà felice Lui, noi stessi e gli altri. Proprio così.

 

Pensa un po’ alla perla preziosa o al tesoro nel campo del vangelo… il mercante torna a casa vende tutte le altre perle, che pure hanno un valore (eccome!) per prendere quella preziosa.
Leggi anche il vangelo del Giovane ricco… si, lo so, colpisce molto.
Non avere paura e sappi che il Signore non si fa vincere in generosità. Mai.

Chiara chiede:

Il mio ragazzo dopo essere stato alla GMG ha incominciato a chiedersi se il Signore non voglia qualcosa in più da lui; dice che ha sentito come se fosse stato chiamato ma dopo avermi rivisto mi dice di essere sicuro di amarmi e di voler stare con me e costruire una famiglia seguendo, comunque, il Signore e io ne sono perfettamente d’accordo.

 

Proprio oggi, però, parlando mi ha confidato che ha paura perché se il Signore dovesse chiamarlo non saprebbe cosa fare. Mi dice che dentro sente di voler costruire una vita con me ma, allo stesso tempo, sente che se il Signore vuole davvero chiamarlo e non gli può dire di no… ma non vuole perdere tutto quello che in questo momento ha… e neanche io.

 

Cosa dovrebbe fare? Io gli ho consigliato di parlarne con un sacerdote suo amico, ma non voglio perderlo.

 

 

Cara Chiara,

La prima cosa che ti volevo dire è grazie. Grazie per la mail che hai avuto il coraggio di scrivermi e per la fiducia che mi stai dimostrando. Ho letto e riletto le parole che mi hai confidato e devo dirti che ti capisco molto bene. In questi anni ho seguito alcuni giovani che ad un certo punto del loro fidanzamento hanno sentito il bisogno di chiarire la propria vita partecipando, appunto, ad un corso vocazionale. Capisco che rappresenta una prova veramente impegnativa e a volte con gli occhi dei sentimenti e dell’affetto ci lascia un po’, se non tristi, preoccupati e confusi. 

 

Non so se il tuo ragazzo ha una vera vocazione oppure è un sentimento che è arrivato proprio perché le GMG lasciano un segno profondo nel cuore di ogni giovane. So soltanto che questa “sensazione”, anche se ci fa prendere una bella strizza, varrebbe la pena “verificarla” un po’. Capiscimi bene, non perché io pensi che sia meglio che questo giovane entri in seminario. Non ho tutti gli elementi per farlo. Ma perché sapendo che la nostra vita è una risposta al progetto che il Signore ha per ciascuno di noi mi lascia molto tranquillo pensare che Lui è il primo interessato nel farci capire bene quale sia il cammino più giusto per ciascuno di noi. Per questo motivo il parlarne con qualcuno, il rimanere un po’ in “ascolto” del Signore, “lo” e “vi” aiuterà tantissimo nel vostro cammino insieme.

 

Non devi e non dovete aver paura di ciò che il Signore pensa di voi e per voi. Rifletti su questo punto: se questa sensazione è soltanto, di fatto, una “sensazione” il dare una possibilità e vedere fino in fondo dove porta darà più sicurezza al vostro fidanzamento. Non ci sarà mai, ne adesso ne in futuro, quella incertezza che ci farà dire, soprattutto nei momenti difficili di crisi o di sconforto: “beh… se avessi provato? Se forse il Signore, effettivamente, mi chiamava? Se questo momentaccio è proprio perché io non ho voluto ascoltarlo e Lui adesso mi punisce? Se…”, vedi quanti se o forse vengono fuori?! Oppure, se il Signore pensa ad una vera ed autentica chiamata a poco a poco ci renderemmo conto di aver perso il cammino fatto per noi, aver perso tanto tempo, aver sbagliato tutto. In questo momento, proprio perché vuoi bene a questa persona, lasciala libera di poter verificare ciò che sente nel cuore. Sarà stato allora un gesto stupendo di generosità verso Dio e il dubbio che porta nel cuore sarà risolto lasciando una gran pace e permettendo che questo giovane possa riprendere con te il cammino. Non abbiate paura di aprire una porta e di avere la serenità per tutta la vostra vita di sapere che ciò che state vivendo è la strada giusta.

Ostacoli e difficoltà

Giacomo chiede:

Al momento sto discernendo la mia vocazione sacerdotale ma, purtroppo recentemente mi sono venuti dei dubbi. Mi sono reso conto sempre più di essere un peccatore e mi sono fatto questa domanda: com’è possibile che essendo io così misero potrò un domani dare l’assoluzione agli altri? Come posso io, che nella mia “vecchia vita” ho usato le mie mani per peccare, con le stesse mani innalzare Gesù nell’Ostia Consacrata? Premetto di essermi confessato e di aver chiuso da tempo definitivamente con le mancanze gravi, ma per le mie miserie inizio a dubitare seriamente delle mie qualità e della possibilità di poter essere un buon sacerdote.

 

 

Caro Giacomo,

Ti senti senza valore perché in passato hai peccato e pensi che sarebbe ipocrita da parte tua perdonare gli altri e sollevare l’Ostia consacrata.
Se il non essere peccatore fosse la condizione per venire chiamati ad essere sacerdoti chi di noi potrebbe rimanere? Penso nessuno. Non siamo noi sacerdoti che perdoniamo è Cristo che ci usa come strumenti e attraverso di noi rimette i peccati. Solo Dio può perdonare: il sacerdote agisce e perdona in “persona Christi”.

 

Per cui il fatto di essere peccatori non impedisce di essere chiamati sulla via del sacerdozio. La natura dei peccati che hai commesso, la loro frequenza, quanto sono in noi radicati e l’effetto che hanno nella nostra mente, quanto li abbiamo voluti e qual è lo spirito con il quale li abbiamo commessi conta molto.
In questi punti dovrai chiedere consiglio ad un confessore o ad un direttore spirituale per vedere se in realtà il tuo passato può essere di impedimento ad una vocazione.

Taddeo chiede:

È sbagliato per un seminarista avere dubbi riguardo alla propria vocazione al sacerdozio?

 

 

Caro Taddeo,
Devi essere capace di distinguere la differenza tra paura, domande, umiltà e dubbio. Quando li mettiamo assieme possiamo confonderci e, non ultimo, dipende anche molto da come reagiamo di fronte a essi.
È abbastanza normale sentire paura verso il sacerdozio. Dobbiamo renderci conto che non ne siamo degni non dicendocelo soltanto a parole ma fissandolo nel nostro cuore e convincendoci che se non fosse per la grazia e la chiamata del Signore tutto quello che facciamo è sempre, per così dire, a “rischio”. Saremmo veramente molto presuntuosi se pensassimo che essere sacerdoti sia solo per merito nostro. E dobbiamo renderci conto che sarebbe impossibile perseverare in questa strada senza il Suo aiuto.

 

Riguardo ai dubbi dobbiamo fare una distinzione sapendo che: alcuni dubbi possono derivare semplicemente dal fatto che Dio ci parla e ci può far vedere che è meglio che noi da adesso prendiamo un’altra direzione oppure, possono essere semplicemente delle tentazioni.
Il tempo del seminario è un tempo di discernimento. Qualche verifica ed approfondimento deve essere avvenuta prima di iniziare il seminario ma, durante gli anni di seminario, ci devono essere altri spunti di discernimento e di formazione. Il vescovo, attraverso i suoi rappresentanti, deve analizzare se sei veramente chiamato, poiché lui ti riceverà un giorno in rappresentanza della Chiesa e ti ordinerà sacerdote. Tu dovrai essere “convinto” della tua chiamata, dovrai aver formato delle abitudini sane che ti aiuteranno a perseverare e a mantenerti sempre in questo servizio a Dio e agli uomini. Quando il Signore chiama, attira a sè uomini normali, con le classiche debolezze di ogni uomo. Tuttavia il sacerdozio richiede sempre sacrificio e questo aspetto oltre ad essere sempre presente è addirittura necessario per esserlo. Ogni giorno troverai in Lui la forza per corrispondere e mantenere fresca la sua chiamata.

 

Non puoi risolvere i tuoi dubbi da solo. Quando li valuti e ti confronti con la loro presenza hai bisogno di un aiuto esterno, normalmente questa persona sarà il tuo direttore spirituale. Credimi che questa persona si troverà sempre in una posizione migliore della tua per formulare le giuste domande ed aiutarti a riflettere in certi momenti per darti una opinione onesta ed obiettiva se i tuoi dubbi sono frutto di una tentazione o di qualcos’altro. Normalmente se dopo un po’ riappaiono non sono altro che continue tentazioni per toglierti un po’ di pace e di serenità. Tutto qui.
Ti auguro, infine, di saper offrire ogni giorno di più il tuo cuore e la tua anima a Cristo nelle tue preghiere e nei doveri del seminario. Sii assolutamente fiducioso nel Signore. Lui ti guiderà e ti proteggerà.

Angela chiede:

Frequento gli ultimi anni della scuola superiore e mi sento chiamata ad entrare in convento. Tra i compiti, i progetti, le domande per le borse di studio ed altre cose che stanno succedendo la mia vita sta divenendo sfrenata. Come posso mantenere la mia relazione con Dio al centro delle cose nel mezzo di tutto questo caos?

 

 

Cara Angela,

Fortunatamente, non è così difficile come potrebbe sembrare a prima vista mantenere Dio al centro, questo perché è un regalo che Lui stesso vuole farci.
Vorrei dirti quello che puoi fare in questo modo: Scegli quello che vuoi fare e… fallo per amore!

 

Primo: “scegli”. Se la nostra vita sembra, a volte, caotica è o per il numero di cose che dobbiamo fare o per il modo come le facciamo. La vita sembra scivolarci via invece di essere qualcosa che viviamo e a abbiamo sotto controllo. Sicuramente, c’è molto che non possiamo e/o non vogliamo controllare, ma c’è anche molto che possiamo fare. Scegli le tue priorità.
Se vuoi mettere Dio al centro una delle tue priorità sarà ritagliarti del tempo solo per Lui: tempo per andare alla S. Messa anche durante la settimana; tempo per pregare all’inizio della giornata dopo esserti alzata; tempo per dire una decina o più del Rosario; tempo per leggere cose che ci sembrano utili. C’è anche il sano divertimento e lo svago, ma non al punto di perdere tempo e, tanto meno, dimenticarci di fare le cose importanti: i nostri doveri accademici, i doveri di casa, quello che la nostra coscienza ci dice di fare.

 

Secondo: fare tutto “per amore” di Gesù. Alcune persone pensano che c’è un solo modo di parlare a Dio: pregare. Sbagliato! Puoi dire a Dio che lo ami per esempio sviluppando nel migliore dei modi le tue capacità ed i tuoi talenti. Puoi dire a Dio che lo ami aiutando le persone che ti sono vicine, influenzando positivamente gli altri con una testimonianza autentica di vita cristiana. Puoi servirlo rendendoti disponibile ai bisogni del prossimo, puoi compiacerlo ringraziandolo per le cose buone che hai nella tua vita. Puoi accettare per amor Suo con un sorriso le sofferenze e le delusioni quando ti capitano… Al mattino e qualche volta durante la giornata puoi dirgli semplicemente che tutto quello che fai è per Lui, e fallo, quindi, meglio che puoi, perché vuoi dare a Lui solo il meglio di te stessa e delle cose che hai. In questo modo la tua giornata diventerà a poco a poco una “chiacchierata” con Lui e, così facendo, ti troverai ad evitare tutto quello che potrebbe ferirlo e/o offenderlo e spontaneamente offrirgli piccoli sacrifici per le anime.

 

Come vedi il “caos” non c’è più e Lui è un punto ben fermo nel mezzo della tua vita.

Sandro chiede:

Mi sento chiamato ad insegnare filosofia e teologia, e vorrei difendere la Chiesa dalle eresie e dagli attacchi di questa nostra società. In passato ho desiderato diventare sacerdote ma ora non ne sono più così sicuro, anche perché non sento il desiderio di vivere tutti i “compiti” di un sacerdote. Per esempio non mi vedo a celebrare la Messa, ascoltare le confessioni, pregare tanto… e visto che non mi piace fare queste cose mi domando: significa che non sono chiamato al sacerdozio?

 

 

Caro Sandro,

Una vocazione si manifesta normalmente in una “attrazione” per qualche aspetto della vita sacerdotale o del suo ministero. L’attrazione iniziale può anche non essere verso le cose essenziali del sacerdozio e questo dipende dalla tua età e dal cammino spirituale che hai fatto fino al momento in cui hai sentito per la prima volta questa chiamata al sacerdozio.
Questa attrazione iniziale deve per forza essere approfondita perché anche se ci fosse un forte desiderio di celebrare la S Messa o di ascoltare le confessioni, queste sono cose che un sacerdote compie ma non sono l’essenza del sacerdozio.

 

Una parte importante della maturazione di una vocazione, che avviene in seminario, è precisamente l’approfondimento di questa prima fase della vocazione verso qualcosa che “fa” il sacerdote ad un desiderio ed una decisione di ESSERE un sacerdote. Di identificarsi con Cristo Sacerdote e Vittima nel proprio cuore e nella propria mente e di avere la volontà di abbracciare la Croce di Cristo nella propria vita, facendo sempre il Sua volontà nel miglior modo che ci è possibile. Per poter vivere tutto questo sarà molto utile la preghiera, la formazione seminaristica, la direzione spirituale, ecc… anche se la cosa più essenziale è la Grazia.

 

La cosa che devi fare è quella di pregare Dio chiedendogli di farti sapere se attraverso il tuo desiderio di servire la Chiesa come insegnante ti sta invitando in verità a donarti totalmente a Lui. Il tuo direttore spirituale dovrà aiutarti ad individuare se quel totale dono di te stesso può voler includere la possibilità di essere un sacerdote o se significa la consacrazione alla vita religiosa o ad un movimento laicale. Se la tua anima era aperta al sacerdozio ti suggerirei di aprirla nuovamente e di offrirti con generosità al Signore per essere un suo sacerdote. Sicuramente la nostra società ha bisogno di buoni insegnanti, ma ha bisogno specialmente di sacerdoti… ed i sacerdoti insegnano continuamente: alla gente durante le loro omelie ed ai singoli nella confessione e nella direzione spirituale.

Gianna chiede:

Per essere una religiosa devo accettare completamente gli insegnamenti della Chiesa? La mia fede è cresciuta enormemente da quando sono all’università grazie al meraviglioso incontro di preghiera che frequento, ma accanto a questo fatto ci sono anche alcuni disaccordi circa gli insegnamenti della Chiesa. Ad esempio: credo che il Papa sia un sant’uomo, molto intelligente ed istruito, un vero capo spirituale, ma non credo nella sua infallibilità. Non credo necessariamente che Maria fosse senza peccato e che Gesù fosse il suo unico figlio. E pur amando il Cattolicesimo e volendo rimanere Cattolica, rispetto il credo di altre denominazioni Cristiane e non vedo che per forza noi siamo nel giusto e loro nell’errore. Per diventare suora o sacerdote, si possono mantenere delle idee contrarie con la Chiesa come queste? O le mie convinzioni personali indicano la mia mancanza di vocazione?

 

 

Cara Gianna,

La tua domanda è fondamentale e cercherò di rispondere nel modo più chiaro possibile, forse ti potrai sorprendere della mia risposta.

 

Gianna, ti devo dire, con molto rispetto, che c’è molta confusione nel tuo modo di pensare quello che mi hai detto. Un Cattolico è quella persona che ha ricevuto il dono della fede e che si cura di questo regalo essendo docile allo Spirito Santo, cercando di capire il contenuto della propria fede con la preghiera, leggendo e studiando, ma sempre sotto la guida dello Spirito Santo, che conduce la Chiesa e le da il carisma della fedeltà su questioni di fede, moralità e dottrina. Voglio dire che se noi come individui scrittori, teologi, sacerdoti e laici possiamo sbagliare, la Chiesa non potrà mai sbagliare nei suoi insegnamenti ufficiali e definiti. Quindi, quando abbiamo delle verità che la Chiesa espressamente insegna (come il fatto che Maria nacque senza peccato, l’infallibilità del Papa, ecc…) se le rigettiamo, o le neghiamo, non possiamo considerarci realmente Cattolici.

 

Se non le capiamo e/o le mettiamo in discussione, questo è un altro paio di maniche. In questo caso dobbiamo chiedere, informarci, studiare… insomma darci da fare per trovare la risposta. Spesso mi sono trovato in mezzo a discussioni con persone che non accettano certi insegnamenti e dogmi della Chiesa perché o non capiscono come la Chiesa li spiega (ad esempio, pensare che con infallibilità si vuol dire che il Papa non sbaglia mai, o che la mancanza di peccato originale di Maria la mettesse allo stesso piano o addirittura ad un piano superiore di Gesù Cristo), o non sono state spiegate a loro le ragioni per le quali la Chiesa li insegna, o non capiscono che cosa si intende con Tradizione, ecc… A questo proposito ci possono essere delle altre ragioni che però non rendono responsabili le singole persone del proprio modo di capire e di pensare.

 

Ma quando si scopre che c’è qualcosa di vero in ciò che la Chiesa ci insegna bisogna agire di conseguenza. Ed è, di solito, l’inizio di una meravigliosa avventura intellettuale e spirituale, perché la verità ha una bellezza ed una attrazione tutta particolare ed ha conseguenze reali per le nostre vite, le può cambiare totalmente.
Ti raccomanderei di procurarti un testo del Catechismo della Chiesa Cattolica ed iniziare leggendo quelle parti con le quali pensi di essere d’accordo. Il Catechismo ha indici molto utili ed è scritto molto bene, ti darà molto su cui pensare e pregare.
Potresti cercare anche dei siti web che parlano di apologetica Cattolica, vi troverai discussioni e studi riguardanti molti degli argomenti sui quali tu hai delle difficoltà. Risposte ben formulate per capire meglio la nostra fede Cristiana e Cattolica.
Ultima cosa importantissima: prega sinceramente e cerca spazi di preghiera. Chiedi a Gesù di mostrarsi a te, chiedi allo Spirito Santo di guidarti. Sono sicuro che stai cercando la verità, ma la verità non è sempre la più confortevole, la più “conveniente”. Alle volte dobbiamo scontrarci con alcuni punti di orgoglio intellettuale e riconoscere di aver sbagliato, a tutti costa un po’ di fatica.

 

Per quanto riguarda una possibile vocazione ti consiglio di metter in ordine prima questi punti. Facciamo un passo alla volta e, come si suol dire, “chi va piano va sano e va lontano”. Se il Signore ha questo progetto per te, te lo farà sapere e ti farà arrivare a questa conclusione.

Roberto chiede:

Ciao, sto considerando seriamente una vita religiosa, monastica ed ho alcune possibilità tra le quali scegliere. In molti monasteri, però, sento dire, anche da monaci, cose che non reputo essere veramente Cattoliche e consone alla fede della nostra Chiesa. In alcune nazioni, in questi giorni, sembra che sia quasi impossibile trovare un luogo perfettamente Cattolico e fedele al Papa. Può essere che in ogni monastero conviva tutta la gamma di modi di vedere, dal liberale al tradizionale?

 

 

Caro Roberto,

Dovunque tu vada troverai la “miscela” che proviene dal fallimento della nostra natura umana. Come l’uomo può migliorare e crescere in fedeltà nella grazia che Dio gli dona, lo stesso uomo può a volte scivolare e perdere il suo fervore, a volte tragicamente. Lo stesso può succedere alle comunità religiose.
Dio non spegne le “sterpaglie che fumano” ma cerca di riportare ogni religioso ed ogni comunità al proprio carisma e molti consacrati hanno fatto l’esperienza di sentire il bisogno di ritornare al “primo” fervore e di riprendere il cammino di fedeltà al Signore e alla Chiesa. 

 

Penso che quello a cui devi mirare nella tua ricerca è il tono generale del monastero, vedere se la maggior parte dei monaci sono dedicati con fervore alla loro vita monastica in fedeltà alla Chiesa nonostante le loro limitazioni personali, se c’è una genuina atmosfera di preghiera, se c’è una sana dottrina. Osserva ed analizza specialmente il tipo di formazione che riceverai nel monastero che stai visitando. Se sentirai strane cose dette da coloro che hanno la responsabilità della formazione dei nuovi monaci penso che in questo caso dovresti cercare un altro posto.
Se, invece, si dimostrano pieni di fervore genuino e le cose che ti preoccupano particolarmente provengono da altri luoghi, dovrai considerare ed analizzare se sarai capace di vivere una vita di fervore in fedeltà al carisma del fondatore nonostante tutto.

Pino chiede:

La mia vocazione nasce sin da piccolo, poi, dopo una pausa di vita con una ragazza durata circa 5 anni e successivamente ad un Pellegrinaggio a Lourdes, ho capito che la mia strada è protesa all’incontro totale con Dio e quindi nella strada del sacerdozio. Purtroppo però non sono uno al quale piace tanto studiare ed è per questo che ho interrotto gli studi ed ora dopo anni di pausa, dallo scorso anno, li ho ripresi ed ora dovrei fare l’ultimo anno di ragioneria e conseguire il diploma.

 

E’ possibile che un ragazzo (ben maturo di 34 anni), debba studiare tanto per diventare sacerdote e quindi per poter seguire la strada segnata sin da piccolo? E’ possibile seguire la via del sacerdozio offrendo se stesso al Signore ed imparare soltanto le cose fondamentali per esercitare bene questo sacro Ministero?

 

 

Carissimo Pino,

Sarò forse un po’ telegrafico ma spero di poterti dare due dritte circa la chiamata sacerdotale che il Signore, penso, ti stia facendo.
Da una parte è molto importante ricevere una buona formazione spirituale ed accademica. Il sacerdote è lo strumento che il Signore ha voluto scegliere in questo mondo per portare avanti una missione di vita eterna per la salvezza delle anime. Quanto più “capace” è questo strumento tanto più sarà efficace in questo compito. Ogni seminario, poi, propone ai propri seminaristi un iter formativo ben strutturato e profondo in grado di dare tutti gli strumenti di conoscenza affinché si possa conoscere, amare e seguire il Signore.

 

Gli anni di studio non sono come quelli di un universitario che fino a quando non finisce la laurea e da l’esame di stato non conta nulla, ma è una conoscenza ed un approfondimento delle cose di Dio, unita ad un’intima relazione con Lui attraverso la preghiera.
Non ti sembra affascinante e per di più che valga molto la pena poter conoscere fino in fondo la nostra fede ed il nostro credo?
Forza, non avere paura e non ti privare di questa grande opportunità di conoscere sempre meglio il Signore!

Bruno chiede:

Come posso diventare sacerdote non avendo soldi per andare in seminario? Esiste qualche gruppo dedito ad aiutare chi come me desidera diventare sacerdote?

 

 

Caro Bruno,
Dipende dal luogo in cui ti trovi. In molte nazioni esistono gruppi ed organizzazioni che aiutano con borse di studio i seminaristi. Alcune operano localmente altre nazionalmente. Inoltre ogni diocesi ha il proprio sistema per aiutare i seminaristi.

 

È comunque meglio contattare la diocesi o la comunità religiosa a cui sei interessato per determinare che cosa devi fare. Il vescovo normalmente conosce quelli che aiutano il seminario o le organizzazioni che aiutano direttamente i seminaristi, lui o i suoi aiutanti ti suggeriranno come fare.

 

Assicurati anche di pregare, e di fare tutto il possibile per lavorare e risparmiare.

Giorgio chiede:

Provengo da una formazione tecnica ed ho recentemente perso la maggior parte dei miei soldi in investimenti in borsa, purtroppo ho anche perso il mio impiego. Ho una laurea in Direzione Aziendale.

 

Vado a messa quattro volte la settimana prego costantemente e sento una chiamata al sacerdozio. Non sono mai stato sposato o coinvolto in una relazione seria pur vivendo una vita socialmente impegnata. Sono cresciuto in una famiglia cattolica. Vorrei porti un paio di domande:

 

  1. Sono troppo anziano per diventare un sacerdote?
  2. Ho letto da qualche parte in internet che è sbagliato voler diventare sacerdote per via di problemi economici. È vero? Ogni giorno che passa desidero pregare sempre più e sento come se l’Altissimo mi chiamasse.

 

Caro Giorgio,

Se la sola ragione per la quale una persona volesse fare il sacerdote fosse un problema economico, penso che le motivazioni per una scelta di questo tipo siano completamente sbagliate. Credo ci siano motivi ben più importanti e profondi da prendere in considerazione.

 

Se, invece, la cattiva situazione economica lo porta a pensare che le cose materiali sono vuote e non possono durare, che la sua anima è molto più importante, che nella vita c’è molto di più che le ricchezze materiali, che grazie a questa prova il Signore è entrato nella sua vita e che gli sta proponendo una “missione” più trascendentale, che…, e questa sincera e profonda conversione lo porta a scegliere Dio al di sopra di ogni cosa, questo sarebbe tutto un altro discorso. Questo, ovviamente, è una considerazione in generale.

 

Ma veniamo a noi, per quanto riguarda l’età dovresti dirmi quanti anni hai, so che a maggior età maggiori saranno le difficoltà per affrontare una vita comunitaria, un momento di formazione e di studio come è consono per una formazione sacerdotale. Inoltre con l’età ci rendiamo più indipendenti ed autonomi e quindi facciamo le cose un po’ più a modo nostro, se si può dire così.
Tutto questo, però, ti consiglio di vederlo con un buon direttore spirituale, con il quale ti potrai aprire e con il quale ti potrai confrontare. Analizza bene i “segni” vocazionali che trovi nella tua vita. Vedi il perché alla tua età non ti sei sposato. Vedi se non ci sono state esperienze negative che hai vissuto, etc…

Davide chiede:

Che cosa si intende per “buona salute” quando si vuole essere ammessi in un seminario? So che una grave malattia potrebbe normalmente essere causa di controindicazione alla vita religiosa. Per esempio, consideriamo una persona affetta da pressione alta, tenuta sotto controllo con farmaci. Potrebbe questo essere considerato avere buona o cattiva salute da una comunità religiosa?

 

 

Caro Davide,

La questione della salute fisica deve essere presa contestualmente. Quello che da ogni ordine sarà considerato come stato di salute media sarà visto in relazione allo specifico spirito ed apostolato ed i vari obblighi pratici imposti dal sistema di vita di ciascuno. Oggi giorno, grazie all’aiuto portato dai farmaci, il controllo di molte condizioni fisiche, che avrebbero in passato vietato la vita religiosa, o almeno un tipo particolare di essa, potrebbe non essere più un problema.

 

Questa è una risposta in generale. Adesso, per essere più specifici, se sei afflitto da una condizione medica e vuoi entrare in un ordine o in un seminario in particolare, non importa quale, devi conoscere quali sono le caratteristiche specifiche, in base al carisma, che tale realtà richiede. Dopo aver conosciuto questa comunità, e verificato che potrebbe essere il posto che stai cercando, portagli le informazioni mediche dettagliate circa la tua condizione. Questi dati verranno esaminati, magari ci sarà bisogno di ulteriori consultazioni o visite, si vedrà se i farmaci che prendi non causeranno problemi per il normale svolgimento della vita comunitaria e si tireranno le somme per vedere se a futuro non avrai nessuna difficoltà per vivere la regola e la vita comune. In base a tutto questo ci sarà una risposta e ci saranno delle raccomandazioni da fare.

 

Magari non sarai idoneo a vivere una vita missionaria o una vita in cui la regola è troppo dura ma questo non vuol dire che non sei chiamato al sacerdozio in un ambiente più tranquillo e fisicamente meno esigente.

Sentimenti ed emozioni

Alessandro chiede:

Salve, sono Alessandro, è da circa 3 anni che sento la “chiamata al sacerdozio” e dalle esperienze che ho vissuto ne sono sempre più convinto… ma non capisco perché questi sentimenti che provo vadano a periodi… cioè ci sono settimane che salto di gioia nel cuore e sento che entrare in seminario è la mia strada, quella giusta, mentre altre invece tutto sembra svanito nel nulla e questo mi confonde parecchio.
Grazie mille in anticipo per l’aiuto.

 

 

Caro Alessandro,

Da vent’anni seguo come direttore spirituale molti giovani che sentono una chiamata da parte di Dio. In molti casi, durante il cammino di maturazione e di verifica, succede ciò che provi anche tu. A momenti di luce e di gioia si alternano momenti più cupi e di prova. Credo sia del tutto normale, anche per esempio uno studente universitario a volte di fronte a certi esami, a certe difficoltà, sente che forse ha sbagliato facoltà.

 

Da un lato c’è il nostro carattere e la nostra emotività, dall’altro ci può anche essere la tentazione e la prova. C’è da dire che finché non si vive effettivamente la vita del seminario o del noviziato si conosce molto bene ciò che si “lascia” ma ancora non si conosce perfettamente ciò che si “trova”. Questo può portarci a dei ripensamenti, momenti negativi…

 

Non ti scoraggiare, siamo nel cammino giusto. Vedrai che passo dopo passo le cose diventeranno sempre più chiare. La cosa più importante è che da un lato tu sia nella pace, dall’altro che il Signore sia contento di te. Forza.

 

Con stima ed amicizia, in Cristo e in Maria, P. Giuseppe Gamelli, LC

Gianni chiede:

Qualche giorno fa ho improvvisamente sentito la mancanza di Gesù, ho sentito che con i miei peccati lo stavo offendendo. Da quel giorno, dopo essermi confessato, ho fatto il fermo proposito di non peccare più. Da allora non penso ad altro che a non offenderlo ma nonostante tutto non sono sicuro se sto facendogli piacere. È come se da quel Suo primo richiamo non lo senta più e questo mi fa stare male. Non mi é mai capitata una cosa del genere.

 

Un’altra cosa.. Sto provando a chiedergli se ho la vocazione ma non capisco quello che Dio mi dice. So che lascerei tutto per servirlo. Provo ad ascoltarlo ma non lo sento. Puoi dirmi come posso sentire Dio? Spero di essere stato abbastanza chiaro, ho scritto così come mi sentivo dentro. Mi aiuti padre.

 

 

Caro Gianni,

Da un lato mi sembra molto bello il gesto che hai fatto di chiedere perdono dei tuoi peccati, con il proposito sincero di non commetterli più: la confessione ti ha rimesso “collegamento” con il Signore. Dall’altro il Signore ti sta vicino e ti vuole proprio bene.
Non confondere però la “presenza” di Cristo come una presenza emozionale o sentimentale. A volte non “sentiamo” il Signore, a volte possiamo avere una certa aridità del cuore ma, come succede quando ci sono le nuvole, il sole, meglio il Signore, c’è sempre anche se non lo vediamo. Ci possono essere degli alti e dei bassi, ci possono essere giornate più facili per sentire Dio e giornate più difficili. Forse questa può essere una bella opportunità per pregarlo anche se non lo senti. Indubbiamente ci sarebbe un merito più grande.

 

Per quanto riguarda i modi in cui il Signore ci parla, se leggi il Vangelo troverai le sue parole ed i suoi insegnamenti. Non sono solamente parole dette duemila anni fa, ma sono Parole del Maestro vive, attuali anche oggi.
A volte pensiamo che Lui ci debba parlare come gli parliamo noi e “pretendiamo” di ascoltare le sue parole. Circostanze della vita, conversazioni con gli altri, la lettura di un buon libro, ecc… sono tutti mezzi che Lui usa per poterci parlare e per poterci rispondere.
Nella preghiera Lui si fa presente nella nostra coscienza e nel nostro cuore. Ci parla dei progetti che ha per noi, ci parla della sua volontà. Alle volte, come stai sperimentando anche tu, non è così immediata una risposta e non è così “matematico” che da subito lo si possa ascoltare.
Devo dire che le parole del Vangelo sono molto eloquenti: “chi cerca trova, a chi bussa sarà aperto…”, insomma è proprio Gesù che garantisce una risposta. Forse a volte ci si scoraggia un po’, lo capisco, e per questo dobbiamo applicarci coltivando una vera speranza. Coraggio.

 

Come vedi, le cose non sono poi così complicate. Rinnova la tua fede in Gesù, continua a cercarlo nella preghiera e quando entri in Chiesa avvicinati al Tabernacolo. Non avere fretta ma abbi tanta certezza che il primo a volersi far sentire è proprio il Signore.

Carla chiede:

Una mia amica ha definito la vocazione come il desiderio più profondo del cuore. Credo che questa definizione parli di un aspetto di quello che è la vocazione ma mi sembra inadeguata. Lei dice che, poiché il desiderio più profondo del suo cuore è sempre stato il matrimonio ed avere dei figli, e lei non ha mai avuto inclinazioni per altre vocazioni, non potrebbe mai avere una vocazione alla vita consacrata o alla vita religiosa. Non sono sicura della risposta da darle, poiché vedo segni che dimostrano che potrebbe essere chiamata alla vita consacrata. Qualche idea?

 

 

Cara Carla,

La tua amica non ha del tutto torto. S. Agostino ha scritto: “Hai fatto il nostro cuore inquieto, finché non riposa in te”. Ma questo non riguarda specificatamente l’essenza di una vocazione, che è una chiamata e ciò che Dio fa nella nostra anima quando chiama un giovane.

 

Il nostro desiderio più profondo non è l’elemento che definisce la vocazione, anzi, spesso succede proprio il contrario. Scopriamo il vero desiderio del nostro cuore e dell’anima soltanto quando scopriamo la nostra vocazione. Conosco molti giovani che desideravano il matrimonio ma nello scoprire la presenza di una possibile vocazione e volendo rispondere, per lo meno volendo dare una possibilità a Dio, hanno scoperto una dimensione di se stessi che non avevano mai pensato esistesse: la profonda dimensione spirituale ed una capacità di corrispondere con amore totale, spirituale e pratico, ad una chiamata che Dio aveva pensato per loro.

Chiede Elisa.

Ho 28 anni. Da tre anni a questa parte ho acquisito la consapevolezza della chiamata alla vita consacrata grazie all’accompagnamento del mio direttore spirituale. Nel tempo più recente, ho distinto una chiamata alla vita contemplativa, una vita di offerta e di silenzio. A Capodanno sono stata ospitata dalle monache per un’esperienza di ritiro vocazionale con altri giovani, un’esperienza in cui ho trovato il Signore. Pochi giorni fa sono tornata da un’esperienza più lunga al monastero, che pensavo mi avrebbe dato più conferma e invece mi ha messo proprio in crisi! Ho sentito entrare in dubbio tutto… la chiamata, il tipo di vita, il carisma, la comunità, il luogo… Non posso rinnegare ne negare quanto vissuto finora, eppure mi sento alle strette da questo tempo di scelta… E’ normale che sia così?

 

 

Cara Elisa,

Che strano, proprio adesso che nel cammino si cominciava a profilare la meta, il convento di clausura giusto per te, c’è questa se non battuta d’arresto sì una tirata di freno a mano e con questo un po’ di stordimento e di capogiri. Che strano vero?

 

In questi ultimi anni mi sembra di capire che “quello li sotto” ha delle strategie molto sottili per metterci in difficoltà… ed allo stesso tempo molto facili da smascherare. Non ci tenta con chissà che tentazioni spudorate e assurde ma ci tenta togliendoci la pace e la serenità e lo fa con “mosse” e stratagemmi un po’ sproporzionati”. Il fatto stesso che seppur potendo trascorrere un periodo più lungo in un luogo che ci ha dato molta serenità e che in altre occasioni abbiamo dovuto abbandonare dopo poco tempo per gli impegni della vita… beh, proprio adesso che abbiamo potuto trascorrere un periodo più lungo ci porta invece della gioia lo sconforto. Che strano che adesso affiorano tutta una serie di dubbi circa l’idoneità, ecc… mi sembra di capire che il cammino è giusto e che proprio questa sproporzione sia di sensazioni, sentimenti ed altro ci fanno capire che “qualcuno” ci vuole soltanto far perdere tempo… e serenità.

 

Contempla il cammino fatto e sappi che tutti i passi che hai dato sono stati ben ponderati, con l’aiuto della tua guida, ben “poggiati” sulla volontà del Signore che ti ha guidato in tutto questo tempo. Rimettere tutto in discussione? Non sembra anche a te che se le cose sono state fatte bene dobbiamo avere molta fiducia?

 

Non avere paura di lasciare nelle mani del Signore non solo le gioie ma anche le prove, non solo la serenità ma anche la difficoltà della sequela. Forse ne avrai più merito. Sicuramente tutto ciò rappresenta un’ottima opportunità per far crescere e maturare una risposta che diventa sempre più concreta e profonda. Forza!

Angela chiede:

Più di una volta ho pensato che lo scopo della mia vita sia quello di servire gli altri e prendere i voti, ma l’idea mi spaventa molto.

 

Vorrei lasciare tutto per entrare in convento ma non ho il coraggio di farlo perché temo che chi mi sta intorno non capirebbe la mia scelta. Sto continuando a preparare la tesi ma senza nessun entusiasmo perché dentro al mio cuore sento che la mia strada è un’altra: seguire Cristo. Mi sembra che la laurea non abbia più senso e vorrei lasciare tutto per andare in convento ma ho paura non solo per il giudizio degli altri ma anche perché temo di non farcela ad affrontare una vita da religiosa. Non ne ho mai parlato con nessuno, solo con mia madre che mi ha consigliato di terminare gli studi e poi magari vedere se una vita al servizio degli altri è ciò che voglio realmente.

 

Le dico anche che quando faccio volontariato sento un grande amore dentro di me tanto che preferisco stare con i bambini del centro piuttosto che uscire con gli amici perché trovo che quelle serate mi portino una gioia istantanea ed effimera che poi mi lascia completamente vuota. Mi dia un consiglio, mi aiuti a capire.

 

 

Carissima Angela,

Penso ci siano molti spunti di riflessione nella domanda che hai voluto farmi e che per molti versi ci siano dei segni “inequivocabili” che il Signore voglia veramente qualcosa di “più” da te. Sensibilità spirituale, disposizione al servizio, mancanza di una pienezza di vita, presenza del Signore, sentirsi arrivati ad un bivio… insomma, come vedi i punti fondamentali per poter fare un cammino di discernimento approfondito ci sono tutti. I giudizi degli altri non ti devono preoccupare più di tanto, la vita è veramente un dono personale ed intrasferibile. Alle volte noi pensiamo che non saremmo capiti o, ancor peggio, criticati o ostacolati o… eppure il dono di una chiamata è veramente una “luce” che si accende e che illumina tutto ciò che la circonda. Nel libro di Samuele c’è una frase che a me piace ripetere spesso: “gli uomini guardano le apparenze, il Signore scruta i cuori”.
Il Signore ti sta vicino ed è Lui che giudicherà la vita di ciascuno di noi.
Non ti dar pena, sapendo che alcune persone giudicano avvenimenti, scelte ed altro in modo a volte veramente superficiale. Ma ancor di più, mi viene in mente che in molti casi le sorprese e le reazioni al fatto che un ragazzo o una ragazza segua la vocazione sono strepitose: generalmente sono molto più felici e positive di quanto uno si possa immaginare. L’ho potuto verificare più volte quando, accompagnando qualche giovane in seminario, ho ascoltato molti commenti di casa, tra gli amici, tra i parenti.

 

Dicevo allora che varrebbe proprio la pena che tu ti mettessi in cammino e questo implica fare alcuni passi per quanto riguarda un buon discernimento. Tutto questo profittando di questo tempo importante per finire la tua laurea, le due cose le puoi vivere di pari passo. Veramente.
Forza, allora, non ti perdere d’animo. Prendi l’occasione per verificare fino in fondo qual è il cammino che il Signore ha pensato “per” te. Sarà il cammino in cui Lui sarà più felice, saranno gli altri più felici e sarai tu più felice. Non avere paura di fidarti del Signore, non fa le cose a metà. Papa Benedetto tra le tante frasi che ci ha regalate ha detto questo: “Il Signore non porta via nulla e dona tutto.” Credici.

Alessandro chiede:

Ultimamente ho incontrato una ragazza. È una ragazza veramente molto dolce, la miglior ragazza che abbia mai incontrato fino ad oggi e ambedue siamo “presi” l’una dell’altro. Ho cercato di mantenere la relazione sul piano platonico dell’amicizia ma, sinceramente, non mi riesce di evitarla. Sta diventando una situazione sempre più difficile e complicata da gestire.

 

Mi fa strano vedere come questo incontro abbia messo in me qualche dubbio. Alle volte la leggo come una sorta di prova per vedere se effettivamente sono fedele al mio Dio pero è anche vero che i dubbi mi portano a domandare “Stare bene con questa persona equivale a dire che la mia non è una chiamata alla vita religiosa?

 

Ma, se devo seguire la mia vocazione, come fare? Devo semplicemente evitare le occasioni di rimanere solo con lei ed evitare ogni possibile atteggiamento che possa incoraggiarla? Dovrei parlarle, e dirle dei miei sentimenti per lei e spiegarle della mia vocazione?

 

 

Caro Alessandro,

Non sei la prima persona che mi dice che proprio prima di un ulteriore slancio di verifica arrivano degli imprevisti veramente impensati. Una bella “distrazione”, che non vuol dire che ci sia una malizia oppure una mancanza di generosità da parte tua, ma che sia una prova da superare con un po’ di pazienza e di determinazione.

 

Tuttavia se hai una chiamata, uscire tu e lei da soli non mi sembra molto prudente. In questo momento direi a questa persona che per un cammino che stai portando avanti da qualche tempo, e che in questo momento richiederà da te una attenzione più profonda e approfondita, hai bisogno di concentrarti per poter capire e vedere chiaramente che cosa fare con la tua esistenza.

 

Mi sembra che questo sia un comportamento non soltanto generoso ma anche molto onesto verso di Lui. Forse ti costerà o vi costerà un po’ ma, credimi, vale la pena conoscere e vivere la volontà di Dio prima di fare di testa nostra, magari sbagliando di grosso e e tra qualche anno tu rimpianga il fatto di non aver dato opportunità a Dio.
Questo “lavoro” è così importante perché ti aiuterà a saper indirizzare al meglio la tua vita. È avere il coraggio di “fare un esame”, “mettersi alla prova”, dare una opportunità con esclusività al Signore. Se il tuo cammino è formare una famiglia e santificare la tua vita nella via del matrimonio, non ti dare pensiero. Avrai dato al Signore il primo posto e Lui benedirà il tuo cammino con moltissime grazie. Lo stare bene insieme non vuol dire a priori non avere più la chiamata. Se il tuo cammino, invece, è un invito esclusivo da parte del Signore, la Sua, la tua e la felicità di tante persone che Lui ti farà incontrare, dipende proprio da questo momento di riflessione e di generosità da parte tua. Davvero.

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